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Nuccio Pepe, lo scrittore siciliano della memoria

In tutte le librerie è uscito il nuovo libro "La Guerra è della morte"

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Se è vero che la scrittura è scavo, esplorazione, ricerca, scultura, in cui la tecnica e il rigore pragmatico che ogni narratore è tenuto a rispettare si fondono con la capacità immaginativa, creativa e creatrice, narrativa e evocativa, questo processo trova in Nuccio Pepe la sua sintesi migliore.

Siciliano, medico chirurgo, appassionato di auto storiche, cinema, viaggi e scrittura, il nostro autore caratterizza il suo percorso con la passione per la Storia – quella con la S maiuscola – riscritta da una prospettiva non sempre presa in considerazione: quella delle storie cosiddette “minori”, le storie personali, di chi nei grandi avvenimenti si è trovato catapultato, fagocitato, senza esserne consapevole o, spesso, subendoli con inaudita ferocia e drammaticità.

Nuccio Pepe rende omaggio alla Memoria, valore fondamentale, percorso che sempre va battuto per non perdere le tracce della propria identità personale e sociale.

La Memoria, valore e faro, per le generazioni future che hanno bisogno di orientarsi e di capire, e per le generazioni che sono cresciute all’ombra di eventi che hanno profondamente segnato e condizionato il loro percorso di vita e di relazioni, fino al presente.

Il grande maestro, Indro Montanelli, ammoniva con queste parole: “Un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente”, e noi modestamente potremmo aggiungere che non sarà in grado di costruire il futuro.

L’operazione di Nuccio Pepe, in questo senso, è non soltanto letteraria e culturale, ma anche sociale, “politica” nel senso più puro del termine.

La sua scrittura scava, esplora, penetra nei meandri della Storia, riportando alla luce proprio come in un’attività speleologica le storie “minime”, corollari di quei grandi eventi di cui fanno parte – e che ne costituiscono il tessuto connettivo.

Realtà e fantasia si fondono tra le sue righe: Pepe amalgama sapientemente la ricerca e il rigore storico alla sua capacità narrativa e creativa.

Autore prolifico e più volte insignito di premi e riconoscimenti, Pepe realizza sapientemente la sua idea di scrittura come percorso di ricerca e narrazione attraverso due opere in particolare.

“Il Dubbio” ripercorre la vergognosa pagina scritta dal genocidio degli ebrei, partendo dalla vicenda intima e personale del protagonista – sopravvissuto ai sopravvissuti, come lo definisce l’autore, che cerca se stesso e le ragioni storiche della sua sopravvivenza.

“La guerra è della morte”, lavoro pubblicato proprio quest’anno, è dedicato alla Prima Guerra Mondiale. È il racconto di una guerra in cui vengono mandati al massacro migliaia di contadini, operai, pastori: un esercito male armato e ancor peggio comandato.

A cento anni dalla fine del primo conflitto mondiale, il libro di Nuccio Pepe assume un valore aggiunto. Protagonisti delle sue pagine sono i soldati siciliani che, guidati dal tenente Domenico Di Martino di Casteldaccia, condividono quella drammatica esperienza fino alla disfatta di Caporetto.

Un libro in cui gli orrori della guerra sfumano nelle intime pieghe dei sentimenti: dai campi di battaglia intrisi di sangue e sofferenza, arti a brandelli e lamenti dei morenti, il registro narrativo conduce il lettore negli abissi più profondi e autentici dell’animo umano, laddove i soldati conservano sentimenti e valori che nessuna battaglia potrà distruggere. E lì ritroviamo racconti di amicizia, solidarietà, amore.

Storie intime e personali che si intrecciano a battaglie e grandi sconvolgimenti storici e politici.

Pepe ci conduce attraverso la disumanità delle trincee, del fango misto a sangue, della paura e della morte, per parlarci - sollevandoci da tutto ciò - di solidarietà, sostegno, conforto. Il suo racconto riporta alla luce l’umanità che condivide un destino e che annienta le distanze culturali, le logiche che separano, le classificazioni in nemici e amici…

Questa sua nuova pubblicazione assume un significato di particolare rilevanza, non soltanto alla luce dell’anniversario, ma anche in considerazione di un momento storico e politico in cui nuove trincee si innalzano. L’autore ci lascia una riflessione preziosa, utile per leggere il passato e illuminare il futuro: “La guerra non è di qualcuno. La guerra non appartiene a noi uomini. La guerra ha una sola appartenenza. La guerra è della morte.”

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