L'indignazione di Don Beniamino Sacco sui recenti episodi di razzismo a Ragusa

Don Sacco:"Ribellioni senza senso che sporcano l'accoglienza".

Orazio Rizzo
01/12/2018
Attualità
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“Il perbenismo di facciata che esce gli artigli per azzannare il diverso, in nome di una evoluzione che sa di chiusura mentale e di cuori pietrificati

Parole taglianti, dure, di condanne, quelle espresse da Don Beniamino Sacco, in riferimenti al caso di razzismo e xenofobia avvenuto in questi ultimi giorni a Ragusa.

Protagonista una giovanissima donna, Fara, una diciannovenne eritrea rimasta incinta in Libia, vittima di tratta, stuprata e violentata, approdata sulle nostre coste nello scorso fine settimana su uno dei tanti “barconi della speranza”, scampando per miracolo alla morte in mare insieme ad altri 264 compagni di sventura.

Con lei la figlia di appena 15 giorni, Mecat, che per motivi precauzionali era stata ricoverata presso il reparto di neonatologia del Paterno’ Arezzi di Ibla, in condizioni di deprivazione notevole, ancora con tracce di cordone ombelicale. Fara si trovava in visita al reparto desiderosa di vedere la sua bimba, ma è stata aggredita verbalmente dalle altre degenti e dai loro familiari.

Don Beniamino conosce bene la povertà, la miseria, le angosce di tanta gente che da trent’anni bussano alle porte della parrocchia Spirito Santo a Vittoria,  dove è parroco e del suo centro di accoglienza, sorto in “tempi non sospetti” e in un quartiere difficile della città quale Forcone.

Quando la gente ragione con la “pancia”continua Don Beniamino, si perde ogni ragionevolezza e ci si trasforma in nuovi untori, diffusori una nuova peste ben più mortifera e velenosa: quella dell’ odio e della violenza. Sono ribellioni senza senso. Si è instaurato un falso messaggio secondo il quale chi viene in Italia e sbarca da noi, porta malattia o viene per delinquere. Queste persone sono già mortificate nel corpo da violenze e soprusi, che si rinnovano con questi atteggiamenti che feriscono continuano a ferire”.

La voce del “prete coraggio”, come in molti hanno definito Don Beniamino, si unisce al coro di quanti hanno stigmatizzato e condannato l’episodio, primi tra tutti i rappresentanti delle istituzioni civile e religiose; il Sindaco Ammatuna di Pozzallo, ha omaggiato la ragazza di un mazzo di fiori, il Sindaco di Ragusa Cassì, la riceverà presto al Comune e perfino il vescovo di Ragusa, mons. Cuttitta ha espresso parole di condanna, recandosi personalmente in Ospedale per far visita alla bimba.

Tanti ed indignati anche i commenti sul web, tutti di riprovazione e condanna di quanto accaduto.

In questi casi - chiosa Don Beniamino - si è poveri dentro e, se credenti, tutto sa di formalismo isterico. Dio si manifesta negli umili, nei poveri, in chi bussa alla nostra porta, nel volto di chi soffre e dunque anche in questa ragazza. Spesso in giro circolano falsi stereotipi, falsi messaggi ad opera di deviati della società, i nuovi untori, appunto, che sporcano la disponibilità all’accoglienza; Vittoria è una città problematica e difficile ma pronta sempre a donarsi. In trent’anni di servizio e accoglienza in città, abbiamo cercato di rispondere come meglio potevamo a migliaia di esigenze diverse, accogliendo tutti senza nessuna distinzione e senza precauzione di sorta. Noi crediamo nell’uomo”

Una condanna senza se e senza ma, dunque, che interroga le coscienze e impone un percorso di riflessione necessario ed urgente su come e con quali valori stiamo costruendo il domani ed educando le future generazioni.

 

 

 

 

 

 

 

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