Vittoria, è sempre carenza idrica? Stesso problema, diversa prospettiva

L'opinione di Stefania Rizzotto

Stefania Rizzotto
19/02/2020
Attualità
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Si avvicina l'estate, si avvicinano gli appuntamenti elettorali e si torna a porre l'attenzione sulla carenza idrica nella città. Viene segnalata da più parti la mancanza d'acqua anche nelle zone periferiche e si chiede di fare di più di quanto il servizio idrico comunale non faccia già, si ottiene quale risultato immediato l'aumento delle autobotti comunali al servizio dell'emergenza oltre a interventi di riparazione circoscritti ai luoghi delle segnalazioni.
Tralasciando le accuse e le recriminazioni reciproche dei politici o candidati prossimi su chi faceva di più o non faceva affatto quando poteva, noi cittadini non possiamo non prendere atto che Vittoria, come gran parte della Sicilia, è una città costantemente senza acqua. La carenza idrica è un problema atavico che definire emergenza è un eufemismo. La problematica nasce da una rete idrica in pessime condizioni, da un sistema che affrontava il problema con la tecnica del rattoppo  e dalla presenza di interessi privati economici che oggi come ieri hanno impedito di affrontare la questione con obiettività e con la predisposizione di progetti di manutenzione straordinaria efficaci.
E' vero che l'acqua è un bene essenziale di primaria importanza e che come insegnano i vecchi manuali di economia politica, per garantirne la fruibilità a tutti, dati gli elevati costi di gestione, il servizio idrico andrebbe gestito come servizio pubblico, ma quanto possiamo sostenere questo principio ancora oggi nella realtà complessa delle nostre città? quanto può funzionare il servizio pubblico di fronte alla gestione della cosa pubblica fatta per soddisfare anche gli interessi dei politici di turno e dei loro amici? La nostra vita si è fatta più dinamica, tutti usciamo di casa per lavorare e stare quotidianamente al telefono per chiamare l'autobotte o segnalare tubi rotti sperando di chiamare la persona " giusta" diventa difficoltoso e insopportabile.
D'altronde gli enti locali o i Commissari  non hanno le risorse economiche per risolvere il problema con interventi strutturali di rinnovo dell'intera conduttura idrica o di controllo del consumo o dell'approvigionamento; così ci si chiede se non sia il caso che continui la strada per la privatizzazione del servizio idrico? Come consiglierebbero i manuali di economia più aggiornati, non avremmo risultati più soddisfacenti se affidassimo la gestione alle società private con grosse risorse economiche, ad imprenditori con la possibilità di finanziarsi anche discriminando i prezzi e praticando tariffe diverse a secondo delle esigenze dei richiedenti? Queste società debitamente sottoposte a controlli da parte dello Stato, potrebbero avere la forza economica e l'obiettività per garantire infrastrutture moderne e l' equa distribuzione di questo oro blu che è diventata l'acqua. Ci si staccherebbe dai modi e dai pericoli clientelistici e si tenterebbe di risolvere il problema alla radice e con strategie pianificate e efficaci nel tempo. L'Italia dopo il referendum del 2011 sulla privatizzazione della gestione del servizio idrico, aspetta che i governi fermi a Roma facciano proposte concrete sulla questione. In Italia tutto è in mano al pubblico, nei restanti paesi europei, ferme le direttive europee che impongono certi requisiti di qualità standard ed essenziali, il legislatore nazionale è libero di organizzare la gestione del servizio come ritiene più opportuno e utile, così in Germania, Francia e Spagna  la percentuale maggiore di acqua erogata è gestita da società privata delegata ovvero da una società interamente privata individuata tramite gara e sottoposta a controlli, mentre la sola parte residua dal pubblico; 
nel Regno Unito addirittura prevale la gestione privata diretta ma con tariffe sottoposte a limiti da una autorità governativa indipendente.
E in Italia? Tutto resta uguale a sempre?  E' opportuno e rispondente all'interesse collettivo che la gestione sia ancora lasciata complessivamente agli enti locali o a società a maggioranza pubblica?
Il tempo ci darà le risposte, per l'acqua chissà  ....

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