Rinviata di 7 mesi, ovvero al 9 ottobre prossimo, la prima udienza relativa al processo che vede alla sbarra 23 imputati per reati connessi alla vicenda dei falsi attestati (scoperta dalla Guardia di finanza mentre indagava sui traffici per i falsi diplomi di maturità). Alla base del rinvio un errore nelle notifiche.
E’ accaduto infatti che nel decreto che fissava l’udienza per oggi era indicata per errore la data del 6 aprile, anziché appunto quella del 6 marzo. Successivamente, sul decreto, il presidente del collegio ha apposto a penna la correzione della data, ma questa nuova versione non è stata ricevuta da diversi imputati. Il rischio è che dalla fissazione in data 11 settembre 2018 dell’udienza preliminare per il rinvio a giudizio, all’apertura di fatto del processo ci si trovi davanti alla prescrizione, almeno per alcuni reati, considerato che i fatti risalgono al periodo febbraio-giugno 2015.
Partita da Ragusa, l’inchiesta "Diplomat" sui falsi diplomi di maturità, con oltre un centinaio di indagati nel frattempo divenuti imputati, è approdata ad Agrigento perché qui si trovano tre dei quattro istituti scolastici privati in cui venivano registrati gli esami di maturità mai avvenuti. Nell' ottobre del 2018 vennero sequestrati omezzo milione di euro in contanti, tra cui trecento mila euro nascosti in una scatola di scarpe, ad un dirigente scolastico di Canicattì. Secondo gli inquirenti, il motore dell’associazione per delinquere era però nel Ragusano, esattamente ad Ispica, dove venivano reclutati i candidati i quali, pagando una somma di circa 3500 euro ciascuno, di fatto acquistavano il diploma, senza necessità di studiare ma, semplicemente, copiando i testi delle prove scritte e recitando all’orale un copione prestabilito.
Un filone della stessa inchiesta, per competenza, è rimasto a Ragusa dove oggi avrebbe dovuto cominciare il processo a carico di 23 imputati rinviati a giudizio all’esito dell’udienza preliminare cominciata l’11 settembre 2018 e conclusasi il 30 ottobre scorso. Otto di loro devono rispondere di associazione per delinquere finalizzata al falso ideologico, mentre gli altri quindici sono accusati solo di questo singolo reato.
Tra le figure di maggiore rilievo una coppia di operatori scolastici residente a Rosolini, ritenuta il motore nevralgico di questa fabbrica di falsi diplomi di maturità; lui, addetto di laboratorio, 53 anni, lei insegnante nata a Modica 51 anni fa, entrambi in servizio nella scuola pubblica. Lei, in particolare, è imputata solo nel filone agrigentino sui diplomi di maturità e non in quello sui falsi attestati.
Sempre secondo l'accusa, un altro terzetto di imputati per associazione per delinquere, con un meccanismo analogo a quello scoperto a Ispica, operava invece a Vittoria, e provvedeva a rilasciare false certificazioni Eipass (il cosiddetto passaporto europeo di informatica) dietro pagamento di somme variabili da 250 a 400 euro, anche in questo caso senza che avesse luogo effettivamente l’esame per l’accertamento delle conoscenze e delle competenze richieste.
Anche in questo caso, secondo le risultanze investigative, due di loro, entrambi dipendenti del ministero dell’istruzione (lui assistente amministrativo, lei insegnante) gestivano l’associazione, mentre la terza figura, era una collaboratrice che dava esecuzione alle direttive della coppia. Gli ultimi due imputati di associazione per delinquere sono gli esaminatori che in effetti, secondo il decreto di rinvio a giudizio, nulla ‘esaminavano’, limitandosi ad avallare comunque il rilascio del titolo.
Anche le false certificazioni Eipass, come i falsi diplomi di maturità, sono state sequestrate e a coloro che le avevano conseguite la Guardia di finanza ne ha inibito ogni utilizzo anche attraverso autocertificazione Il provvedimento è stato notificato al ministero dell’Istruzione per le comunicazioni di rito all’ufficio scolastico provinciale nella cui sede vengono compilate le graduatorie del personale scolastico, proprio sulla base dei punteggi derivanti anche da questi titoli.
Nell’udienza preliminare sono state indicate come parti civili il Miur (Ministero dell’istruzione, università e ricerca), l’assessorato regionale dell’istruzione e l’ufficio scolastico regionale. Ma nessuna di loro finora si è costituita in giudizio.