Il consumo del suolo e la cementificazione spesso ad uso e consumo della speculazione edilizia riduce le aree verdi e quelle agricole. E’ urgente avviare politiche abitative fondate su necessità differenti da quelle di ampliamento della edificabilità del territorio cittadino. Su questo versante va inaugurata una vera e propria inversione di tendenza, rispetto all’idea di pianificazione urbanistica immaginata almeno nell’ultimo decennio a Vittoria. Le ipotesi di variante al PRG promosse nelle due ultime legislature, vanno immediatamente azzerate, perché fondate sulla possibilità di un consumo di suolo non solo spropositato, ma soprattutto non necessario in quanto rispondente ad alcuna stima di crescita demografica. Qualunque stima di crescita demografica, ma anche la situazione demografica attuale, indicano la necessità di immaginare prioritariamente l’uso del patrimonio abitativo esistente e non utilizzato. Qualunque iniziativa pianificatoria, deve riuscire a dare soluzione alla necessità di utilizzo di terreni non edificati secondo l’idea del contemperamento dell’interesse del privato con l’interesse pubblico prevalente e costituzionalmente prevista nella duplice accezione di cui all’art. 41 “L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.” E 42 2° Comma “La proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge, che ne determina i modi di acquisto, di godimento e i limiti allo scopo di assicurarne la funzione sociale e di renderla accessibile a tutti.” Occorre pensare a politiche abitative basate sul recupero e riuso del patrimonio immobiliare inutilizzato: - Assegnare secondo regole e giustizia le unità abitative di proprietà pubblica (Case popolari); - Trovare forme, concordate con i proprietari, di utilizzo del patrimonio abitativo privato non utilizzato; - Immaginare forme di collaborazione pubblico privato per il recupero e la manutenzione degli immobili di particolare interesse storico, culturale o di pregio artistico e se di proprietà pubblica, e ove ve ne siano le condizioni vadano riconosciuti e annoverati tra i beni comuni e desinati alla gestione condivisa.