La debita premessa è che non ho la pretesa di insegnare niente ad alcuno ma, forse per parresia, sento la necessità di fare alcune valutazioni. Fatto salvo che è assodato che uno non vale uno, perché nessuno è uguale all'altro, perché ognuno ha tendenze, capacità, conoscenze, vita, cultura, aspirazioni, inclinazioni e radici diverse da ogni altro, uno non vale uno in nessun campo, uno non vale l'altro e questo è un concetto che chi fa politica deve tener presente, se così fosse, se uno valesse l'altro, non avrebbe neanche senso votare e scegliere i propri rappresentanti cercando di individuare chi si ritiene più capace e così via. Detto questo e che quindi la Politica resta ascolto delle istanze e capacità di poterne assecondare e gestire il maggior numero possibile e con anticipo rispetto al quotidiano - lo statista del resto è un ruolo non per tutti e che ha l'apice nella capacità di vedere oltre la vista comune ed il sentire del momento -. Politica è arte del compromesso al rialzo, della mediazione delle parti, della tolleranza e della capacità di poter rappresentare più cittadini possibile. Politica è aspirare a poter rappresentare anche chi oggi avversa, e cercando di dimostrare che il bene comune prevale su tutto. In tutto ciò, in questo Eden ideale, si scopre che c'è una rincorsa al ribasso, una corsa all'esasperazione degli animi, una volontà di esacerbare ed esasperare la gente con atteggiamenti da arringapopolo. (alcuni usano un termine che a me i fastidisce non poco "gente comune" perché fanno forse già i distinguo in cuor loro?) La diversità è ricchezza non motivo di divisione, dalla diversità e dal confronto si trae ricchezza, come potremmo mai dire di un fiore che è più profumato di altri se non abbiamo sentito il profumo di svariati fuori? Ecco che diventa un disvalore indossare un abito (chiddu co' vistitu) Ecco che diventa un disvalore avere una professione. Ecco che diventa un disvalore cercare di utilizzare la lingua comune (l'italiano) in maniera corretta e con termini magari più pregnanti. Ecco che diventa un disvalore non urlare e mantenere la calma. Ecco che diventa un disvalore la scolarità più avanzata Ecco che diventa un disvalore la cultura. Ecco che diventa un disvalore mettere una giacca in certe occasioni. Ecco che diventa un disvalore riuscire nella propria professione o nel proprio lavoro. Ecco che diventa un disvalore non rispondere alla provocazioni (si è conigli) Ecco che diventa un disvalore stare dalla parte delle istituzioni. Beh... No! Nessuno richiede giacche e cravatte, nessuno richiede lauree, nessuno richiede ricchezze, bellezze e successi ma NON si può di queste farne bandiera avversa. NON si possono alimentare queste idee di classe e di divisione sociale, giudicando spesso il libro dalla copertina. Si richiedono capacità, coerenza, correttezza e visione politica e sociale, con un clima ed una prospettiva inclusiva. NON PRENDIAMOCI PER I FONDELLI! Questa, signori miei non è Politica, è scuola d'odio e di questo odio crescente siete correi ora e anche dopo queste calde giornate elettorali. Ad alcuni che man mano mi vengono in mente vorrei ricordare un detto siciliano (antichi avieuni ragghjuni) che inquadra alcuni concetti espressi: quannu a vurpi nunn'arriva a racina rici ca è acita". Con l'augurio che la nostra realtà viva una migliore stagione.