Di Falco: A Fanello non c’è solo un mercato, c’è un’intera città.

18/09/2021
Comunicati Stampa
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Il mercato ortofrutticolo di Vittoria è il luogo in cui l’agricoltura dovrebbe vivere il suo momento più importante. Qui arriva il produttore e consegna la sua merce, facendo in modo che il commissionario si attivi affinché tale prodotto venga venduto al meglio delle sue possibilità. Questo, quindi, è il luogo dell’incontro tra domanda e offerta, e andrebbe gestito come la punta di diamante della nostra economia. Invece, negli anni, è diventato il luogo dello scontro. La politica ha fatto in modo che si litigasse sul prezzo e ha finito col mettere l’una contro l’altra due categorie che hanno bisogno l’una dell’altra per sopravvivere. E le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti, perché quando l’agricoltura va in crisi, tutto segue a ruota. Ecco perché quella dell’agricoltura è la scommessa principale da vincere per il bene della nostra città e di tutti noi, e il successo passa attraverso il mercato ortofrutticolo di contrada Fanello. La soluzione? Quella che nessun politico vi ha mai detto, e per ovvie ragioni. Quando si parla di mercato, la politica deve fare un passo indietro, perché non ha le competenze per poter disciplinare la funzionalità di questa struttura. Ciò non vuol dire che se ne deve disinteressare, ma che deve affidarsi alle nuove generazioni, tanto del mondo della produzione quanto di quello della commercializzazione. La mia speranza è che almeno loro riescano a dialogare meglio dei predecessori, in virtù del loro approccio diverso, più moderno, più tecnologico, più ad ampio raggio. Questo è il motivo per il quale ho designato come assessore all’agricoltura non un politico ma un imprenditore agricolo, Giuseppe Cilio, che avrà solo questa delega e solo di questo si dovrà occupare, perché su questo tema si gioca tutto il nostro futuro. Il dialogo tra agricoltori e commissionari deve ripartire e dev’essere leale, anche acceso. Va bene tutto, purché ricomincino a confrontarsi. Vittoria oggi ha una sola DOCG ed è quella del cerasuolo. Risultato che non deve alla politica, bensì ad un gruppo di imprenditori visionari che hanno saputo agire nell’interesse di un intero territorio. Ma tutto quello che c’è dentro il mercato perché non è ancora riconosciuto con un marchio? Perché la politica ha sbagliato tutto, e ora deve avere l’umiltà di farsi da parte e di mettersi in ascolto di chi sa cosa fare, perché il lavoro lo vive tutti i giorni, per poi intervenire nelle sedi opportune in rappresentanza di essi.

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