L’emendamento approvato in commissione bilancio all’ARS sulle royaties petrolifere riconosce il valore dell’unicum territoriale. Immorale finora assegnarle ad una sola municipalità

Necessarie iniziative istituzionali

redazione
20/02/2016
Comunicati Stampa
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Non solo giusto ma necessario intervenire nella materia delle royalties petrolifere per ristabilire equità e continuità territoriale nel ristoro economico ad un contesto “provinciale” che certamente è un unicum. Tempestivo e fecondo dunque l’intervento legislativo operato dal parlamentare ibleo Nello Dipasquale con il suo emendamento approvato in commissione Bilancio all'Ars durante la discussione della Finanziaria regionale. L’emendamento oltre ad essere lungimirante, è paradigmatico di un principio di equa distribuzione delle risorse territoriali a cui tutti - almeno a parole - ci siamo rifatti in questi anni a partire dalle battaglie condotte all’interno della ex Provincia regionale fino ad arrivare alla vision che ispirato al neo nato libero consorzio di comuni, ed in particolare si fonda sull’obbligo politico e tecnico d’interferenza con le matrici ambientali e con il contesto socio-economico dell’intera area. Il ristoro economico delle royalties, infatti è ispirato all’interferenza di tali attività fortemente invasive con paesaggio e turismo, la presenza di infrastrutture gravose come il nostro pozzo offshore profondo oltre 1500 metri, centrali di desolforazione, oleodotti, industrializzazione di aree che sono al momento quasi tutte agricole, turistiche, inquinamento dell’aria, rischio idrogeologico con già tanti problemi di stabilità idrogeologica, di subsidenza, la re-iniezione sotterranea di materiale di scarto ad alta pressione che possono alterare gli equilibri sotterranei e geologici dell’intero areale del tavolato degli iblei e delle valli dell’Ippari, dell’Irminio e del Dirillo. Queste semplici considerazioni ci fanno comprendere come il “fallout” delle interferenze ambientali e sociali relative alle estrazioni di idrocarburi influenzano ovviamente l’intero territorio di tutti i comuni iblei. Non è esagerato dire quindi che fino ad oggi è stato immorale ed egoistico tacere e circoscrivere il tutto al solo comune capoluogo. In queste ore ho assistito ad una levata di scudi, a dichiarazioni con toni esasperati, dimissioni di un collega come Gianni Iacono con il quale ho condiviso battaglie di respiro territoriale, o interventi di altri politici difficilmente comprensibili e giustificabili se non da egoismi e municipalismi obsoleti e sproporzionati anche rispetto all’oggettiva equità della scelta legislativa di riservare una piccola porzione (appena il 30%) agli altri Comuni del libero consorzio i quali appartengono ad un unico destino e che, a partire da queste scelte, costruiscono un’idea di governance del sistema ibleo, policentrica e che propone un inedito percorso di sviluppo che ci dovrebbe vedere tutti protagonisti. Sono convinto sia, in questa fase, necessario il pronunciamento dei Consigli comunali, rappresentanti plurali delle comunità con il pieno coinvolgimento dei Sindaci iblei, per tale ragione ho in animo di proporre ai colleghi Presidenti dei Consigli comunali una bozza di ordine del giorno da sottoporre alla valutazione dei consiglieri per rafforzare e definire questo principio affermato con l’emendamento Dipasquale e per intraprendere una battaglia istituzionale perché la norma possa vedere la luce in aula all’ARS affermar mando così l’idea di utilizzo diffuso di queste risorse, nei Comuni che oggi versano tutti in condizioni economiche difficili, per essere impiegati in interventi di riqualificazione e di rilancio dei centri storici, per la tutela e la manutenzione dei siti Unesco, per l'incremento industriale nel settore dell’economia verde e per gli interventi di miglioramento ambientale delle aree dove si svolgono le ricerche petrolifere.

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