Una novità nel campo della nanoingegneria: spinaci "bionici"

Indicano esplosivi e inquinanti nel suolo grazie a nanosensori nelle foglie, poi inviano allerta via email

Stefania Incardona
09/11/2016
Varie
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Gli spinaci diventano "bionici".Sembra una ambientazione di un film fantascientifico, ma è diventata realtà. Uno studio ,realizzato nei laboratori del Massachusetts Institute of Technology (Mit) di Boston e pubblicato su Nature Materials, ha permesso alla pianta di spinacio di diventare ”bionica”.

Nelle foglie sono stati inseriti dei nanotubi di carbonio, questo permette alle foglie della pianta di trasformarsi in  sensori capaci di riferire la presenza di esplosivi nel terreno e successivamente allarmare l’uomo tramite segnale wireless inviando una email nel suo smartphone. Possiamo definirli “spinaci anti-esplosivo”.

Lo studio di ricerca continua. Gli ingegnieri lavorano  per  avviare lo sviluppo di altre piante bioniche rendendole idonee a monitorare l'ambiente e dialogare con l'uomo; ad esempio, per rivelare la presenza di inquinanti o una imminente siccità.

I nanotubi di carbonio, infatti, sono sensibili ai composti nitroaromatici contenuti negli esplosivi. Nel momento in cui la pianta assorbe dal terreno questi composti, nel breve arco di tempo circa10 minuti, i nanotubi effondono un segnale fluorescente che può essere registrato da una camera a infrarossi collegata ad un piccolo sistema hardware, simile a quello di uno smartphone, che invia una email di pericolo.

Interviene Michael Strano, coordinatore dello studio pubblicato su Nature Materials e riferisce: ''L'obiettivo della nanobionica applicata alle piante è quello di introdurre nanoparticelle per ottenere delle funzioni che normalmente non sono presenti in natura.”

Ed aggiunge:”Le piante sono molto reattive all'ambiente, possono rilevare piccolissime alterazioni delle proprietà del suolo e del potenziale dell'acqua. Se riuscissimo a sfruttare le loro vie chimiche di comunicazione avremmo accesso ad una miniera di informazioni preziose per l'agricoltura di precisione: permetterebbero non soltanto di monitorare l'ambiente, ma anche di conoscere meglio la fisiologia delle piante, la loro salute e il modo per massimizzare la produzione di molecole rare, impegate ad esempio come principi attivi nei farmaci.”

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