E’ polemica tra il Comune di Ragusa e la Diocesi, sul protocollo d’ intesa riguardante l’ apertura di alcuni edifici religiosi per fini turistici.
Ad accendere la miccia, qualche giorno fa con un post sulla sua pagina social, il consigliere 5 stelle Gulino, che aveva pubblicamente dichiarato: "Ed anche quest´anno il comune paga 45 mila euro di pizzo alle chiese per farle tenere aperte” e peggio ancora: “Sono sempre più convinto che basterebbe togliere il Vaticano dall´Italia per risolvete almeno il 50% dei problemi".
Parole pesanti che hanno indignato molti non solo in ambito politico.
Celere la “controffensiva” dei prelati iblei che in una nota ufficiale, divulgata da Don Peppino Antoci, Direttore dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Ragusa, in 5 punti hanno voluto far chiarezza sulla vicenda e soprattutto sui rapporti tra Diocesi e Comune per la fruizione dei beni ecclesiastici.
Si legge nella nota: «Le chiese principali e più rilevanti dal punto di vista storico artistico (San Giovanni Battista, San Giorgio, Anime Sante del Purgatorio, San Giuseppe, Sant’Agata ai Cappuccini) sono aperte tutti i giorni per un congruo tempo, anche al di fuori degli orari di culto. Il protocollo, stipulato negli ultimi anni, riguarda l´apertura straordinaria delle predette chiese con l’ampliamento degli orari di apertura delle stesse, per facilitarne la fruizione turistica, nonché l’apertura continuata di alcune chiese minori, la cui fruizione è normalmente limitata solo agli orari di culto”.
Don Antoci tiene ancora a specificare che negli anni passati e con i precedenti protocollo ha permesso l’inserimento lavorativo di 18 disoccupati, la maggior parte dei quali giovani, che per alcuni mesi hanno svolto il servizio di custodia e accoglienza turistica e che ancora non sia stato siglato il protocollo per l’ anno in corso.
Sembra, dunque, essere finita la querelle con questo gesto che molti hanno già definito “misericordioso” da parte della Diocesi che ha voluto “placare” i toni.
Come a dire: Roma locuta, causa finita !