Vittoria: sport, integrazione e solidarietà. Al Kamarina beach sport anche due squadre "speciali"

Orazio Rizzo
02/08/2017
Territorio
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Sport e (è) integrazione: un connubio perfetto per un’estate diversa e solidale.

Sentiamo troppo spesso oggi parlare di sport quale sinonimo di malaffare, di soldi, di corruzione; cha ha perduto il proprio carattere di momento di aggregazione, di relazione con il proprio corpo e i propri limiti, di rispetto delle regole e degli altri, di occasione educativa e di crescita.

Per fortuna ci sono ancora momenti e occasioni che fanno ben sperare che non tutto è perduto!

È quanto avviene al Kamarina beach sport, organizzato lungo la riviera Camarina dal 10 luglio al 27 agosto e che vede affrontarsi – nel calcio a 5 – alcune squadre locali.

Tra queste, due squadri un po’ “particolari”, composte da giovani come le altre e con la stessa voglia di giocare e vincere. Giovani che vengono da lontano, che hanno attraversato il mare con i suoi pericoli, che hanno rischiato di morire per “sperare” in una vita migliore: sono gli ospiti del centro di accoglienza di Gerico e della parrocchia Spirito Santo che armati di buona volontà e carica, affrontano le squadre avversarie con il sorriso in bocca e la voglia di vincere (ovviamente nda).

Loro sono Ansumana, Basamba, Omar, Mohamed, Youssuf,  Famara, Babakar, Abdelneby, ragazzi come tutti, con le stesse aspirazioni, gli stessi sogni nel cassetto, la stessa voglia di riuscire nella vita e di affermarsi; si preparono ogni giorno, corrono, si allenano, gareggiano in squadre create per l’occasione, studiando strategie e posti d’azione.

Sorridono prima di partire, quasi ad esorcizzare il momento e caricarsi della giusta adrenalina. Lo stesso sorriso e la stessa voglia che li ha tenuti in vita in Libia, in mare, nei vari centri e adesso a Vittoria. Quel sorriso che non si cancella dai loro volti neanche quando perdono.

Un esempio di integrazione e di grande civiltà di un territorio che sa accogliere, e confrontarsi, pur nella diversità, nelle contraddizioni e nel pregiudizio di chi – ancora – crede nell’ “orco nero”.

 

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