Report attività ambulatorio antibullismi

Asp di Ragusa settembre 2016/giugno 2017

Concita Occhipinti
31/08/2017
Attualità
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“Un primo anno ricco di soddisfazioni professionali ed umane”. Parole di Giuseppe Raffa, pedagogista, del neonato  ambulatorio interdisciplinare per la prevenzione, la raccolta dati e il trattamento del bullismo e del cyberbullismo della Asp di Ragusa.  “Un primo anno nel quale- spiega Raffa -  io ed i miei collaboratori abbiamo allacciato  contatti ed avviato importanti azioni di collaborazione ,  con scuole, associazioni, amministrazioni locali, parrocchie, singoli professionisti ed educatori di 13 centri della provincia, ed un paio appartenenti a territori limitrofi.  

Spiega il dr. Raffa: ” Ciò perché la lotta alle violenze giovanili non può prescindere dal coinvolgimento di ogni agenzia educativa e non, e della discesa in campo di tutti gli adulti competenti, in vista della realizzazione di una proficua rete di collaborazione.  Si tratta, nello specifico, dei Comuni di Vittoria, Santa Croce, Acate e Scicli.” 

Nei 13 centri prima citati il dr. Raffa e gli esperti dell’ambulatorio antibullismi della Asp di Ragusa hanno toccato e coinvolto 60 istituti scolastici: 27 scuole elementari, 21 scuole medie, 12 istituti superiori.

Le classi interessate da azioni di prevenzione e di informazione, da interventi formativi sono state 350, per un totale di circa 10 mila alunni e studenti raggiunti. 

Successivamente e/ contestualmente sono stati avviati   oltre 30 incontri di formazione ed informazione con gli insegnanti delle scuole operanti nei 13 centri prima menzionati: i docenti interessati da tali azioni sono stati più di 1000. 

“I bullismi – sostiene il pedagogista dell’ambulatorio antibullismi della Asp di Ragusa - nascono in seno alle famiglie, molte  delle quali hanno rinunciato al loro ruolo di prima agenzia educativa per burn out o per scarsa, nulla informazione circa le modalità di approccio alle nuove adolescenze. Da qui la necessità, in accordo con i dirigenti scolastici, di avviare e coordinare azioni ed interventi di formazione anche e soprattutto con i genitori. Azioni hanno coinvolto circa 2500 genitori e nonni.

In parallelo con tali interventi il dr. Raffa ha anche tenuto 15 conferenze alla presenza di genitori, educatori ed insegnanti, giovani.  

20 sono state le consulenze fornite, su richiesta, ad altrettanti dirigenti scolastici della provincia. 

15, infine, sono state i consulti privati sollecitati da altrettanti genitori. 

Avviati anche proficui percorsi di collaborazione con gli uomini della Polizia postale di Vittoria e di Ragusa, con i quali il dr. Raffa ha seguito 10 casi singoli. 

Gli argomenti più gettonati nel corso dell’anno sono stati il bullismo scolastico e il cyberbullismo, le nuove dipendenze tecnologiche, l’utilizzo corretto e non di Facebook, i pericoli del vamping e del sexting.

“Nel corso della mia opera – rivela il dr. Raffa – mi sono imbattuto in circa 50 casi singoli inerenti i bullismi e il cyberbullismo: di questi ne abbiamo i portati a buon  fine  circa 40.

Uno di questi,  in  particolare, relativo ad un adolescente locale , vittima di grave bullismo scolastico e tecnologico, è stato risolto dopo che il sottoscritto ha convinto i genitori a ricoverare il giovane presso il centro multidisciplinare per il disagio giovanile del Fatebenefratelli di Milano, diretto dal prof. Luca Bernardo, con il quale è in atto una importante collaborazione. Collaborazione che, come primo atto, ha consentito al giovane di cui sopra di recuperare un buono stato di salute fisica e mentale.” 

Anche in provincia di Ragusa sono stati rilevati casi di  vamping (5), di sexting (6), di blue whale (4), e di  cutting (3). 

A dire del dr. Raffa i numeri, le statistiche, i dati venuti fuori dal primo anno di lavoro della neonata struttura antibullismo della Asp di Ragusa sollecitano alcune, importanti riflessioni.  

“Cominciamo dal bullismo scolastico. Per il 60% degli studenti della provincia di Ragusa e delle città di Enna e Gela picchiare ripetutamente un compagno, minacciarlo, ingiurialo e prenderlo in giro è uno scherzo, cosa quasi normale nella scuola odierna. Emerge la tendenza a minimizzare l’accaduto derubricandolo a situazione quasi automatica, della quale nessuno può fare a meno, specie bulli e sostenitori.”

Ma cosa e perché contribuiscono a far scattare la condotta violenta fisica ed anche tecnologica? 

“Sono i  difetti fisici prima di tutto, seguiti dall’eccessiva  timidezza, da un abbigliamento non convenzionale , dal rifiuto delle trasgressioni, da una scarsa disinvoltura, persino l’essere troppo bravi e brillanti, o l’essere troppo belli può far scattare la molla dell’aggressione.  Lo stare troppo collegati alla rete rappresenta un importante fattore di rischio.” 

Veniamo al cyberbullismo. “Per quasi l’80% degli studenti minacciare, insultare, ridicolizzare e accusare un coetaneo via web, tramite whatsup o sui social è azione non grave, quasi normale, uno scherzo innocente o giù di lì. I ragazzi minimizzano le aggressioni telematiche, che a loro dire farebbero comunque meno male delle botte. 

Una situazione che si pone in perfetta linea di galleggiamento con il trend nazionale; trend di sottovalutazione, di nichilismo e di mancanza di empatia tra i giovani. Molti dei quali, sia a livello locale che nazionale, sembrano tanti analfabeti delle emozioni, non sanno riconoscere i sentimenti, anche quelli, diciamo così, più diffusi, tradizionali.” 

Una riflessione a parte, secondo il dr. Raffa, merita il sexting: 

“Postare su Fb o diffondere su whatsup foto “rubate” ad un coetaneo è uno “scherzo” molto diffuso tra gli studenti iblei, con una percentuale valutabile in circa il 70% dei casi. Nessuno, o quasi, è a conoscenza che tale, grave azione può pregiudicare per sempre la reputazione virtuale e reale della vittima. In pochi conoscono le recente legge sul cyberbullismo e sui reati nella rete.  Che già dai primi giorni del prossimo anno scolastico verrà analizzata e spiegata ai dirigenti, agli insegnanti e ai genitori di tutta la provincia. 

Secondo il componente del neonato ambulatorio antibullismi della Asp di Ragusa gli insegnanti ed i dirigenti scolastici del profondo Sud  avrebbero maturato “una nuova sensibilità, insieme ad ritrovata attenzione verso ogni tipo di comportamento deviante”. Per il dr. Raffa, tuttavia, rimarrebbe “una comunque importante percentuale di educatori, valutabile intorno al 15%, che o non intende affrontare direttamente il problema, preferendo mettere in campo risorse (?) proprie, oppure, cosa ancora più grave, che ha scelto di affrontare la cosa sollecitando il trasferimento ad altra scuola di bulli e vittime, tanto per non avere pesanti grane tra i piedi.”

E i genitori? Le famiglie sono il ventre molle della catena educativa. Lo  sostiene il dr. Raffa:” Più del 70% dei padri e delle madri minimizza, il resto o cade dalle nuvole oppure tira fuori dal cassetto modelli  educativi del passato, ereditati da  genitori o nonni, che in ogni caso (bulli o vittime non ha importanza) peggiorano la situazione, di certo non contribuiscono a risolvere il problema. “  

Anche al Sud sono molti i genitori che fuggono. Lo prova la presenza, scarsa o ridotta, alle riunioni, alle conferenze  ed agli  incontri formativi dei genitori rispetto al numero di  inviti effettuati dai docenti e dai dirigenti scolastici. 

“Su una media di 200 padri e madri – fa presente Raffa - se ne sono presentati tra i 25 e i 30.

Come a livello nazionale è quello dei genitori l’anello debole della catena educativa. Tutto questo denota, poi, la necessità di dar vita ad un nuovo patto formativo scuola/famiglia. Ma rileva anche come il fenomeno dell’abbandono   educativo riguardi la provincia di Ragusa, anche in questo caso perfettamente in linea col trend nazionale.”

Il pedagogista dell’ambulatorio antibullismi della Asp di Ragusa chiude così: ” Una cosa è certa. I genitori di oggi non dispongono degli strumenti educativi adatti ad affrontare i nuovi adolescenti. Molti si fanno prendere dal burn out, alcuni si piegano ai figli tiranni dicendo sempre di si ad ogni loro richiesta, altri tirano fuori modelli educativi del passato che producono , a volte, anche più danni rispetto alla rinuncia. ”

 

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