Lettera aperta di Giovanni Mangione

Riceviamo e pubblichiamo. Vittoriadaily da diritto di replica

Giovanni Mangione
28/10/2017
Attualità
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Egregi Senatori Siciliani, Mi chiamo Giovanni Mangione di Vittoria provincia di Ragusa e sono membro del Comitato nazionale per il diritto alle origini biologiche. vi scrivo in merito al ddl 1978 calendarizzato in commissione bilancio in attesa di parere di cui, ho letto dai resoconti,sono 9 anni che il Comitato origini biologiche si batte per vedere riconosciuto il diritto ormai sancito in tutta Europa già da diversi decenni e anche in Italia con sentenza della Corte Costituzionale nonché delle sezioni unite della Cassazione, che permette ai figli non riconosciuti alla nascita di poter interpellare la madre biologica per una eventuale rimozione dell'anonimato espresso all'epoca del parto. Il disegno di legge approvato alla Camera già nel lontano giugno 2015 ha subìto modifiche nel corso del voto rispetto alla stesura originaria che il nostro comitato aveva promosso E ha richiesto, dall'approvazione della legge, un anno di tempo per le madri biologiche che non intendano essere interpellate, di potersi presentare spontaneamente presso i tribunali di nascita dei loro figli e metterne agli atti la dichiarazione. Per raggiungere tali madri, il disegno di legge prevede una forma di pubblicità sociale che, A parere del nostro comitato, non richiederebbe eccessive spese, ma temo si stia strumentalizzando la questione per evitarne l'approvazione da parte del Senato. Per questo motivo auspichiamo che la commissione bilancio rilasci quanto prima parere positivo affinché la commissione giustizia possa procedere nel proprio iter e portare finalmente, dopo 9 anni e già due legislature, il voto in aula. Mi auguro vivamente che un vostro intervento possa dirimere velocemente questa ingarbugliata vicenda, che ormai rischia di rimanere ancora ferma, visti i tempi ristretti che ci separano dalla fine della legislatura, intanto attendiamo l'approvazione di una legge che ci tuteli, la Magistratura si è già pronunciata con la sentenza 278 della Corte costituzionale nel 2013, con le sentenze di Cassazione nel 2016 e in ultimo con quella a sezioni unite del gennaio 2017, che ormai fanno giurisprudenza. Non capiamo, pertanto, il motivo per cui ancora si resta fermi in Senato, dopo l'approvazione alla Camera quasi all'unanimità nel giugno del 2015 del disegno di legge sul diritto alla conoscenza delle origini biologiche. In Commissione Giustizia è stato richiesto il parere delle Commissioni Affari costituzionali, già arrivato nel luglio scorso, e Bilancio di cui stiamo trepidamente in attesa ormai già da diverse settimane. So che anche il viceministro Baretta si è impegnato a discuterne ma, al momento, non ci giunge alcuna novità e, sinceramente, non comprendiamo il motivo di tale disimpegno. Siamo a fine legislatura e il tempo stringe, ci sono 400.000 cittadini che da una vita si interrogano sulla propria storia personale e vorrebbero recuperare quel tassello mancante della loro vita. Intanto che il tempo passa si rischia di trovare, quando ci sarà concesso il permesso, soltanto una tomba dove poter deporre dei fiori e non più in vita le madri che ci hanno donato la vita. In questi anni persino diversi figli sono deceduti, ormai anche loro anziani e senza che lo Stato abbia loro concesso di poter svelare quel segreto che li ha tenuti incatenati per una vita intera.

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