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Le infezioni batteriche sono più antiche del previsto: scoperti calcoli renali risalenti a 9 mila anni fa

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Una missione archeologica italiana diretta da Donatella Usai e Sandro Salvatori, del Centro Studi Sudanesi e Sub-Sahariani di Treviso, supportata scientificamente dalle università di Padova, Parma e Milano, con il contributo del ministero degli Affari Esteri ha dimostrato che i processi infettivi causati da batteri risalgono a tempi più remoti. Questo emerge dalle analisi scientifiche dei resti di un uomo che soffriva di calcoli renali vissuto all’incirca 9.000 anni fa e confermano che alcuni agenti patogeni risalgono anche a 65 .000 anni fa. Questo modifica l’opinione scientifica dominante che faceva risalire l’origine di molte malattie che affliggono l’uomo con l’avvento dell’economia di produzione, ossia quando sono diventati  più stretti i rapporti tra uomo e animale, considerato, quest’ultimo un vettore di infezioni batteriche.

I dati della ricerca sono emersi dall’analisi  di  tre calcoli della prostata, ritrovati tra le ossa della pelvi, nel cimitero preistorico di Al Khiday, localizzato a 20 chilometri a sud di Omdurman, lungo la sponda sinistra del Nilo Bianco, nel Sudan centrale.  Due di questi calcoli presentano dimensioni di rilievo: 3 centimetri di diametro con circa 12-15 grammi di peso e uno più piccolo. Sono stati esaminati al microscopio a scansione elettronica e in diffrazione ai raggi X, permettendo di evidenziare  una  struttura particolare data da cristalli di apatite e whitlockite.

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