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A tu per tu con Nadia Marino: "se resti immatura...anche la tua voce lo rimarrà"

Prossimo appuntamento: Premio Lucio Dalla - Bologna

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Nadia Marino è un’artista dall’innato talento. La sua voce è disarmante e piena di calore allo stesso tempo. L'abbiamo incontrata e intervistata per voi, affezionati lettori, reduce come protagonista del Teatro della Comunità svoltosi a Vittoria l'11 marzo scorso, dove ha potuto conoscere la realtà del teatro fisico grazie al regista ed attore Marco Di Stefano ed in attesa di partecipare alla serata finale del Premio Lucio Dalla che la vedrà in gara il 7 maggio prossimo in quel di Bologna dove sarà presentata al pubblico da Eleonora Zappulla.

Intervista a Nadia Marino

Cosa vuol dire essere un’artista emergente?

È come sentire di avere qualcosa di grande da poter dare, sapere di avere un mondo interiore che ti mantiene sempre senza età, neanche più giovane, ma proprio senza età.

Quali sono le tue sensazioni emotive?

Ci sono giorni in cui ti senti un vecchio, senti di essere disadattato rispetto ai tuoi coetanei e alla società intera; ci sono giorni in cui ti senti disadattato rispetto alla tua età, perché hai vissuto tante cose e racconti le tue storie come se come fossi un vecchio, ma sei così infantile e ingenuo che non sembri neanche un adulto. Sei disadattata rispetto alle altre donne della tua età che non hanno idea di cosa significa non aver paura di viaggiare da sole. E ti senti un piccolo alieno.

Cosa vuol dire essere donna e artista contemporaneamente?

Sei tanto desiderato perché si sa, l’intrattenimento di una bella voce, di una ragazza che riesce a fare tutto da sola è ambito, ma anche tanto facilmente attaccabile. Insomma cosa significa essere un’artista emergente...ma io sono anche donna. Essere una donna che fa l’artista: i tuoi amici musicisti penseranno di saperne sempre più di te perché sono uomini e quindi sono più portati verso l’uso dei programmi, degli attrezzi e comunque sono uomini e tu sei donna. I tuoi interessi devono necessariamente riguardare il trucco, l’abbigliamento, diventare mamma, cucinare, sistemare la casa. Eppure sei un’artista, ovvero colui che crea qualcosa che prima non c’era. Se partiamo da questo presupposto allora tutte le mamme sono delle grandi artiste, e ce l’hanno insito nel sangue l’istinto materno, ovvero l’istinto di creare qualcosa che prima non c’era. E io molte volte mi sono svegliata di mattina e il mio unico desiderio era viaggiare, scoprire, inventare, dare vita a qualcosa, un progetto, uno spettacolo, una band, un disco. Ma per fare tutto questo devi lavorare. Sarebbe bello se chi ti ingaggia per qualche intrattenimento ti lasciasse libero di scegliere cosa cantare, di essere te stesso. Ma di solito scelgono gli altri e tu cerchi di farli felici, vendendo parte del tuo talento, anzi reprimendolo quasi del tutto.

La costruzione di una carriera piena di sacrifici… Cominci a riflettere sul tuo valore e ridefinisci tutto, i tuoi obiettivi, i tuoi sogni, metti in discussione i sacrifici fatti e quelli che si devono ancora affrontare. Molte volte pensavo di lamentarmi troppo, che ero fortunata a fare la musicista. Si è vero, ma cosa provereste se voi che scrivete le vostre canzoni foste costretti sempre ad accontentare gli altri e mai voi stessi, come uno chef che inventa piatti gustosissimi e raffinati ed è costretto a seguire un menu scritto da un altro. Non so se il paragone regge, ma è davvero frustrante reprimersi sempre. Allora un giorno ho conosciuto un musicista più vecchio di me che mentre montava l’attrezzatura per prepararsi alla serata mi disse: “io lo dico sempre, se vuoi fare un lavoro semplice fai l’avvocato, la musica è un lavoro pesante”.

La musica con gli occhi della gente…cosa ne pensi?

Tu pensi che il mondo della musica è sempre bello, ma dove gira denaro finisce il divertimento. Allora devi essere strategica, se canti le canzoni che piacciono alla gente, se ti vesti come piace alla gente, se li fai ridere, ballare e pagare allora lavori tantissimo. Se volessi invece condividere con loro la mia cultura musicale, se volessi comunicare qualcosa di autentico, se volessi fare ciò che l’istinto mi dice, allora è probabile che io sia da sola in una stanza di casa mia. Ma se fossi qualcuno non sarebbe così, la gente pagherebbe per sentire le mie canzoni. E cosa vale di più? Avere un riflettore addosso e una platea davanti cantando qualcosa che non ho scritto io o che ho scritto solo per compiacere gli altri o avere un angolo al buio e cantare di fronte a chi è disposto a conoscere qualcosa di autentico?

Cantante e soprattutto cantautrice… Credo che ci si nasca, bisogna avere solo la fortuna di scoprirlo. Non sempre si nasce nel luogo o nel contesto giusto, ma ognuno fa il meglio che può per contribuire e io lo faccio con la musica. Tutto nasce nella testa, nella mente che è un luogo infinito racchiuso dentro i confini del tuo corpo mortale. E il canto ti sembra un modo molto bello di consegnare un messaggio. Ma come si fa a trasformare un pensiero in suono? Be’ è un lavoraccio...è un percorso fatto di studio, tecnica, sperimentazione, crescita. Se resti una persona immatura anche la tua voce risulterà immatura.

Come si fa a vivere da musicisti?

Una volta per tutte, la musica in circolazione non si ferma alle canzoni che sentite in radio: c’è un mondo molto più vasto e più libero che è il mercato della musica indipendente, vuol dire non legata a nessuna multinazionale. Ovviamente anche in questo mondo esistono gerarchie e regole, ma a tassi di interesse molto più bassi. Essere un cantante non è solo essere intonati, avere una buona tecnica, fare i sovracuti o essere perfetti. Essere un cantante è interpretare e filtrare i messaggi e le emozioni dando loro una nuova forma che è quella del suono della voce. Se un messaggio contiene rabbia il tuo canto non potrà risultare leggiadro e incolore, ma dovrà somigliare a un urlo soffocato, a un pianto, a quello che per voi significa rabbia. Ognuno interpreta a modo suo ed è per questo che la voce di ognuno di noi è unica, infinita e i suoni altrettanto. Una voce può avere un’infinità di suoni, solo se sei bravo a cogliere i significati delle cose nella loro complessità.

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