Definire il Maestro Danilo Ferro non è cosa semplice: troppi gli aggettivi che dovremmo utilizzare! Se si potesse fare una classifica dei valori che lo contraddistinguono, ne sceglieremo tre tra tutti: semplicità, disponibilità e grande umiltà!
Questo è Danilo Ferro, ragazzo volitivo e coinvolgente, giovane nel panorama artistico e musicale ma già un grande artista di spessore. il M° Ferro è eclettico, intuitivo e determinato e oseremmo dire instancabile; uno che ci crede, insomma, che osa ancora sognare, nonostante tutto, che viene dalla gavetta, quella dura fatta di rinunce e sacrifici, uno che sa fare rete e sa confrontarsi rimanendo sempre “con i piedi per terra” .
Un giovane talento, una eccellenza che vogliamo farvi conoscere: lo abbiamo intervistato per i nostri lettori e si è “svelato” per noi con una semplicità disarmante ma vera, reale, senza costrutti o sovrastrutture.
- Danilo, come nasce la tua vocazione musicale:
Nasce così, quasi per caso, nel 1997. Dopo un incontro di AC, il nostro responsabile, Don Luca Tuttobene, ci portò da una sua amica, la Maestra Gianna Rizza, che insegnava musica e che in quel preciso momento dava lezioni di pianoforte. Ricordo, come se fosse oggi, il brano che fece scattare in me la scintilla e la passione per la musica: “Per Elisa” del grande Beethoven. Tornai a casa folgorato ed entusiasta e dissi a mio padre che volevo suonare. Iniziai con una tastiera piccola per poi proseguire con il pianoforte.
- Cosa ti ha spinto ad intraprendere questa avventura, questa strada:
Bella domanda, direi tosta! Come tutti i bambini, da piccolo, non avevo le idee molto chiare ed avrei voluto fare tante cose: dal pasticcere all’elettricista, ma crescendo la passione per la musica ha preso il sopravvento ed ho capito che poteva essere la strada giusta, sia perché mi piaceva suonare uno strumento – nel mio caso il pianoforte - ma soprattutto perché avevo voglia di comunicare, di trasmettere qualcosa agli altri e la musica – in quanto arte – che pur segue un suo codice ed ha le sue regole, è sicuramente tra quelle discipline che trasmettono emozioni e suscitano sentimenti; le note toccano il cuore ed arrivano fin in profondità, là dove non possono arrivare le parole!
- Danilo, parlaci di te: sogni, aspettative, progetti.
La domanda più difficile, parlare di se stessi; ho finito due anni fa la Laurea di primo e secondo livello in pianoforte all’ Istituto musicale “V. Bellini” di Catania e da diversi anni mi sono cimentato in spettacoli, concert ed eventi vari con la voglia di fare sempre meglio e di non fermarsi mai, miscelando le tradizioni popolari con la innovazioni tecnologiche. Sogni, tanti: aprire una sala di registrazione per incidere, arrangiare e dare possibilità a molti di esprimersi musicalmente. Questo mi aiuterebbe nell’ arte della composizione e della sperimentazione; mi spiego meglio: quando componi hai a disposizione sette note e con queste puoi realizzare infinite melodie! ma con una sala di registrazione avrei la possibilità di “sperimentare” il suono, in maniera fisica quasi plastica: chitarra, pianoforte, violino hanno timbriche diverse, suoni differenti in questo modo potrei modulare, gestire, creare. Ancora, mi darebbe la possibilità di registrare un cd, di incidere, di continuare nel tempo quelle emozioni che ti hanno spinto a comporre, a scrivere un brano. Progetti: organizzo sempre degli eventi in varie chiese di Vittoria, soprattutto nel periodo natalizio, miscelando note e musica ad altre forme di arte quali la poesia, le immagini cercando di coinvolgere colleghi, insegnanti, giovani promesse/talenti anche da fuori città per far si che la comunità respiri aria di cultura. Inizierò dal prossimo anno il triennio di “direzione di orchestra” che mi permetterà di vedere la musica sotto svariati aspetti: musicale, compositivo e tecnica direttoriale. Aspettative: difficile rispondere a questa domanda, proprio per i tempi difficili che viviamo, ma mi aspetto “ tanta e bella musica” insieme a tanti amici e colleghi; la musica crea gruppo, unisce, aiuta!
- Danilo, chi vorresti e devi ringraziare.
Non posso non iniziare dalla Maestra Gianna Rizza che, in primis, mi ha stimolato e seguito in questo arduo quanto fantastico mondo della musica, trasmettendomi il temperamento musicale ma ancora la prof.ssa Zago che mi ha seguito per tutti gli anni di pianoforte, per l’aspetto tecnico, stilistico e formativo, per l’ amicizia soprattutto, la Prof.ssa Arcidiacono che mi ha curato la tesi, al prof. Leonardi per avermi trasmesso la passione per lo studio della composizione ed ancora al Maestro Giacquinta, flautista ed alla prof.ssa Bonavita, violinista: due colleghi ma soprattutto due maestri di vita con i quali ho realizzato musica di alto livello. E non per ultima, la mia splendida famiglia che mi ha sempre sostenuto, accompagnato e creduto in me.
- Cosa suggeriresti a chi ha voglia di intraprendere questo percorso artistico.
Vorrei dire subito che questo è un percorso tutto in salita con molti obiettivi da raggiungere; innanzitutto occorre studiare per ore, mesi, anni, insomma tutta la vita per acquisire una buona preparazione ed una eccellente tecnica. Ma questa da sola non basta se non si è animati da tanta ma tanta determinazione che ti permette di raggiungere degli obiettivi soprattutto dandoti delle scadenze: dosati con saggezza consentono di focalizzare e raggiungere grandi traguardi. Occorre fare tanta “gavetta” difficile ma necessaria per imparare “il mestiere” e che darà frutti a suo tempo. Ed ancora, bisogna essere pronti a fare delle rinunce: la vita è fatta di scelte e per vivere devi scegliere. Spesso sono difficili e mettono alla prova ma questo è il prezzo da pagare. Sacrifici anche economici: viaggi, tasse, libri, lo strumento stesso da suonare ma visti come un investimento e non come un impedimento. Ultimo, ma il più importante ingrediente di questa “ricetta” è sicuramente l’ umiltà che è la base, l’ ingrediente principale ed indispensabile per chi vuol intraprendere questa strada, questo percorso di vita. Essere umili ti fa rimanere con i piedi per terra, ti fa guardare gli altri, quelli “più bravi di te” senza inorgoglirti ma con lo spirito di chi vuol crescere, apprendere e continuare a migliorare.