Mancano poche ore, alla cerimonia finale del premio Giuseppe Gambino, precisamente alle 17,30 presso il Chiostro della Chiesa della Madonna dell’Orto, (Venezia)
Presente tra i 30 finalisti un siciliano, Fabio Salafia, che con non poche difficoltà abbiamo raggiunto al telefono.
L'Artista gentilmente ci ha rilasciato una breve intervista malgrado i suoi numerosi impegni artistici che lo vedono in continuo spostamento.
I lettori di Vittoriadaily e Notizie Nazionali ringraziano per il tempo che ci ha dedicato.
Ma chi è Fabio Salafia?
Docente di discipline pittoriche e stimato artista nel campo della pittura, nasce il 30 Novembre 1979 a Grammichele, in provincia di Catania. Dopo aver conseguito il diploma di maturità all’Istituto Regionale d’Arte “Raffaele Libertini” di Grammichele, si iscrive all’Accademia delle Belle Arti di Catania nella sezione Pittura concludendo nel 2004 con il massimo dei voti. Nel 2007 consegue l’abilitazione in Discipline Pittoriche. Dai primi anni di formazione accademica inizia a dipingere quotidianamente, facendo un'attenta analisi dei paesaggi che lo circondano rimanendone affascinato, paesaggi che egli filtra tramite il ricordo e la memoria, che in momenti successivi rappresenta con diverse tecniche: incisioni, pastelli, oli. Una ricerca pittorica parallela è quella fatta dopo alcuni studi compiuti su Leonardo da Vinci, Charles Le Brun e Cartesio che lo hanno portato ad indagare sullo sguardo, sulle infinite espressioni del volto, sulle emozioni e le passioni che agitano e scuotono l'animo umano quando ci si trova davanti ad una percezione visiva e non. L'artista afferma che, sia quando dipinge un volto o un paesaggio, non trova "nessuna differenza". In entrambi cerca l'anima. Presto iniziano le prime mostre collettive che lo portano a confrontarsi con altri artisti, fu il periodo in cui scaturì la presa di coscienza nei confronti dell’Arte e della pittura. A 23 anni conosce Piero Guccione, tra i più importanti pittori viventi in Italia, il Maestro manifesta note di merito nei confronti della pittura del giovane Salafia e nel 2004 scrive la prefazione al catalogo della sua prima mostra personale “Equazioni Visive” tenutasi alla Galleria degli Archi di Comiso (RG). Negli anni ha prodotto mostre personali per le città di Marsala, Enna, Taormina, Roma e Milano. Inoltre è invitato ad esporre in più di 100 mostre collettive in diverse città Italiane ottenendo importanti premi e riconoscimenti. Ultimamente è stato invitato da Vittorio Sgarbi alla mostra itinerante “Artisti di Sicilia” nelle città di Favignana, Palermo, Catania, Milano, Bruxelles e New Nork. Per citarne alcuni, hanno scritto di lui: Paolo Nifosì, Piero Guccione, Francesco Brancato, Armando Ginesi,Valentina Falcioni,Tiziana Rasà, Paolo Giansiracusa, Marco di Capua, Sebastiano Gesù. Fabio Salafia attualmente vive e lavora a Milano
L'Intervista all’Artista
-Un artista siciliano a Venezia per il premio ambito Giuseppe Gambino: Cosa secondo te ha attratto gli esperti a tal punto da pretenderti tra i 30 finalisti il concorso?
Cosa li abbia attratti realmente non lo so. Parto dal presupposto che quando decido di partecipare ad un concorso artistico credo sia utile principalmente per mettersi in gioco,a prescindere dall’esito. E’una delle opportunità per far conoscere il proprio lavoro. Ogni tanto mi piace partecipare, nel corso degli anni ne ho provati diversi è accaduto di non essere stato selezionato, altre volte invece è andata meglio.
-La tua opera "Sinestesia"... spiegaci l'evoluzione cromatica e l'evocazione che ti ha ispirato.
L’opera con cui ho deciso di partecipare alle selezioni del concorso è “Sinestesia” un olio su tela. I miei quadri nascono principalmente da un esigenza, da una necessità espressiva nel volere “fermare” e ” imprimere” sulla tela la propria visione delle cose. Magari riuscendo a trasmetterla e far interrogare il fruitore. Non so se ci sono delle vere e proprie evoluzioni cromatiche rispetto ai miei ultimi lavori. Per me l’uso del colore scelto in maniera inconscia è legato a un percorso di vita, rappresenta vari stadi. Credo che nel percorso di un artista c’è un andare avanti ma anche un “tornare indietro” in maniera naturale, in cose che ti appartengono realmente, magari esprimendole con una maturità e consapevolezza diversa. Di conseguenza è inevitabile un cambiamento. Si potrebbe dire: si cambia pur rimanendo se stessi. Ciò che mi ha ispirato è la natura, anzi, ciò che essa mi evoca.
-La mostra “Geografie del cuore” , cosa ti ha lasciato “dentro”?
La mostra “Geografie del cuore” è stata parecchio apprezzata. Sicuramente mi ha lasciato un arricchimento in termini di crescita personale e professionale dato che in diverse occasioni ho avuto il piacere di rapportarmi con alcuni visitatori e con artisti venuti a la fruire la mostra. Tra un po’ “Geografie del cuore” farà tappa in altre città così come già accaduto per altre mie personali.