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Una famiglia somala accolta in Diocesi grazie ad un corridoio umanitario promosso dalla CEI

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Una famiglia perseguitata, storie di “ordinaria disumanità” in Africa, terra martoriata da interessi subdoli, da chi ha come unico desiderio quello di mantenere le cose così come sono, per vili interessi che non guardano in faccia nessuno e che si prostrano solamente agli altari del dio denaro.!

Somali, 7 persone tra cui 5 ragazzi, costretti a lasciare la loro terra, il loro villaggio, le loro certezze anche se poche, per fuggire in una terra straniera, ma ospitale, perché perseguitati dalle milizie islamiche che reclutano forzatamente gli uomini, violentava le donne, impediscono ai bambini di studiare.

Sono arrivati alle 04.30 di questa notte a Roma, insieme ad un gruppo di 25 profughi etiopi nelle loro stesse condizioni,  per iniziare un nuovo percorso, una nuova vita che li vedrà finalmente liberi ma non privi di ferite, di traumi, difficili da cancellare.

Arrivano grazie un Corridoio Umanitario promosso dalla CEI per il tramite di Caritas Italiana e saranno ospitati grazie al progetto “Protetto. Rifugiato a casa mia” lanciato dalla nostra Caritas diocesana.

Ne arriveranno altri 500 nei prossimi mesi grazie appunto al corridoio umanitario tra l’Etiopia e l’Italia promosso dalla CEI, Conferenza Episcopale Italiana: eritrei, somali e sudanesi fuggiti dalle loro case a causa dei conflitti che imperversano nei loro Paesi di origine.

Come ci riferisce il sito della Diocesi di Ragusa, hanno siglato il “protocollo tecnico” tre soggetti: la Conferenza Episcopale Italiana (che agirà attraverso la Caritas Italiana e la Fondazione Migrantes), la Comunità di Sant’Egidio e il Governo Italiano e che consentirà l’ingresso legale e sicuro a donne, uomini e bambini che vivono da anni nei campi profughi etiopici in condizioni di grande precarietà

Qualsiasi spesa per vitto e sussistenza, sarà affrontata dalla Chiesa Cattolica senza alcun onere per lo Stato che già gestisce i tanti CAS e SPRAR dislocati sul territorio nazionale.

La carità operosa che porta all’amore, come ci ricorda l’Apostolo delle Genti e che non avrà mai fine. Un tetto, un pasto, dei vestiti, dei giocattoli, ma soprattutto la possibilità di riscattarsi dalla schiavitù umana e psicologica imposta con la forza e la speranza di ritornare a vivere e a sorridere.

(fonte: Diocesi di Ragusa)

 

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