Partecipa a Vittoria Daily

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

"Persone o Stranieri". Risponde il Convegno organizzato dalla Fondazione Il Buon Samaritano

Condividi su:

Accogliere non è il capriccio di uno soltanto, ma è superare le diversità e soprattutto gli atteggiamenti individualistici e legati al pregiudizio sulle persone. Accogliere, sempre, al di la del colore della pelle. Lo straniero non è un numero ma una persona

Così esordisce Don Beniamino Sacco, presidente della Fondazione il Buon Samaritano, nel suo intervento iniziale di saluto, cercando di rispondere alla domanda del Convegno.

L’incontro si è tenuto presso il salone della “Casa il Buon Samaritano” gremitissimo per l’ occasione da molti giovani degli Istituti Superiori della città, dagli addetti ai lavori e da quanti, incuriositi dall’attualità del tema, hanno partecipato con interesse.

Al tavolo di presidenza, Don Baniamino Sacco che ha fatto gli onori di casa, il vice Prefetto di Ragusa, Dott. Ciarcià, la dott.ssa Anna Dessi’, dell’ equipe di MEDU, la dott.ssa Veronica Racito, Mediatrice Culturale del CAS di Gerico e la dott.ssa Deborah Giombarresi, Psicologa e Psicoterapeuta in formazione al CAS – Gerico.

Persone da accogliere, continua Don Beniamino, da integrare e non da assimilare, da rispettare così come sono; non è facile accogliere ma non impossibile, se leggiamo la storia con gli occhi di libertà e non di presunzione”

A fargli eco, la dott.ssa Dessì del team MEDU – Medici per i diritti umani – che si occupa di aiuto psicoterapeutico alle vittime di tortura e violenza provenienti dai paesi della fascia sub sahariana e costretti ad emigrare in Europa. Torture, abusi, violenze, sfruttamento, mancanza dei più elementari diritti: l’altro visto come “oggetto e merce di scambio” per meri interessi politici e di denaro. L’occasione per nuovi affari. Uno “straniero” e non una persona. L’occasione di guadagno illecito sulla pelle degli altri; ha parlato di un“nuovo olocausto” che si sta perpetrando sotto gli occhi di tutti ma del quale nessuno parla, di una nuova tratta di schiavi, delle rotte della speranza che spesso diventano sentieri di morte e che provocano disturbi psicologici gravi.

E degli aspetti psicologici ha parlato la Dott.ssa Deborah Giombarresi, delineando il rapporto di cura, sostegno e del corretto approccio verso gli ospiti, da parte del personale  e degli operatori dei centri CAS e SPRAR. Il disturbo post traumatico da stress, va individuato con tempestività e curato con un intervento diretto e immediato. L’ospite dei centri subisce un trauma in tre fasi o momenti: la fase pre migratoria,  la fase migratoria e la fase post migratoria; i sintomi sono chiari e conosciuti.

Cosa fare?

Ascoltarechiosa la Psicologa - denudandosi dei pregiudizi, svuotandosi da ogni sorta di stereotipo. L’operatore deve innanzitutto conoscere l’altro, riconoscerlo come persona con la sua storia personale, la sua cultura, il suo vissuto, la sua cultura per agevolare una vera relazione atta a ricomporre la “frammentazione” del se”.

I migranti provengono da terre lontane, ricche di cultura e storia spesso dimenticata o poco conosciuta; la Dott. Veronica Racito, ha delineato gli aspetti storico culturali dei popoli africani, della loro millenaria cultura e delle loro tradizioni. Popoli ingiustamente sottovalutati, vittime delle più pesanti colonizzazioni europee. Civiltà antiche e dimenticate, culture spazzate via dalla logica e dalla cultura europea. “Terra di nessuno” pronta solo ad essere sfruttata. I migranti che arrivano in Italia, portano con se tutto un bagaglio culturale, storico, linguistico non indifferente.

“Non possiamo più applicare – continua la Mediarice – l’equazione cultura-territorio-identità, in quanto gli ospiti dei centri sono deterritorializzati e una cultura, per sopravvivere, ha bisogno di una comunità di riferimento. Quando accade di ricostituire, anche se per poco, la comunità di origine e di riferimento, allora è festa: canti, cibo tipico, abiti particolari, danze; l’africa torna a rivivere con uìi suoi gesti e le sue antiche ritualità”.

Ha concluso i lavori, Giuseppe Malignaggi, responsabile della struttura CAS - Gerico che fa capo alla Fondazione Il Buon Samaritano.

Un incontro interessante, ricco soprattutto di spunti di riflessione su una tematica di notevole attualità, ancora poco conosciuta e purtroppo carica di pregiudizi e luoghi comuni.

(foto: Fondazione Il Buon Samaritano)

 

Condividi su:

Seguici su Facebook