A un anno dallo scioglimento del Comune di Vittoria per infiltrazioni mafiose, è arrivata la conferma del Tar del Lazio che ha respinto il ricorso amministrativo proposto dall’ex sindaco Giovanni Moscato, insieme con gli ex consiglieri comunali e assessori.
Dopo aver ricordato che “il giudice amministrativo nell’esame delle impugnazioni dei provvedimenti di scioglimento, considerata la natura del procedimento dissolutorio, può esercitare solo un sindacato di legittimità di tipo ‘estrinseco’, senza possibilità di valutazioni che, al di fuori dell’espressione dell’ipotesi di travisamento dei fatti o manifesta illogicità, si muovano sul piano del ‘merito’ amministrativo”, il Tar ha osservato che “i fatti che hanno condotto allo scioglimento del consiglio comunale di Vittoria sono stati riportati correttamente negli atti prefettizi e costituivano un quadro indiziario più che sufficiente a condurre all’adozione della misura dissolutoria”.
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Secondo i giudici inoltre, il provvedimento ha correttamente individuato la sussistenza dei presupposti di fatto. Lo scioglimento dell’Amministrazione, dunque, è legittimo. È stata anche evidenziata la sussistenza di numerose circostanze fattuali, che hanno portato all’adozione del provvedimento.
Moscato ha così commentato, dal suo profilo Facebook:
"Ci è appena arrivata la notizia che il Tar Lazio ha respinto il ricorso che avevamo presentato contro il provvedimento di scioglimento del consiglio comunale. Non ci sembra opportuno, in un momento così doloroso per la città e nel massimo rispetto per le famiglie di Alessio e Simone, alimentare adesso dibattiti politici. Parleremo alla città nei prossimi giorni analizzando, in maniera serena, la sentenza. Adesso è il momento del silenzio, sinora ci sono state già troppe strumentalizzazioni".