Prende vita a Ragusa il progetto “ON.TO: Stop alla tortura dei rifugiati lungo le rotte migratorie dai paesi Sub-Sahariani al Nord Africa” cominciato a ottobre 2014 e che si prolungherà fino a settembre 2016, grazie al sostegno della Commissione Europea e di una rete di finanziatori e partner a livello internazionale.
MEDU, Medici per i diritti umani, organizza un primo corso dal titolo: “Conoscere per ri-conoscere: metodologia e strumenti per l'individuazione precoce e la presa in carico multidisciplinare dei Richiedenti Asilo sopravvissuti a tortura e trattamenti inumani e degradanti”. Il corso è stato organizzato con la partecipazione di OXFAM Italia, e si terrà il 30 novembre e il 1 dicembre nell’aula Biblioteca della Prefettura di Ragusa. Possono prendervi parte Operatori Sociali e Legali, Mediatori linguistico-Culturale e Psicologi, con l’obiettivo di trasmettere le competenze e gli strumenti per una corretta individuazione precoce delle persone che hanno subito esperienze traumatiche estreme. Diversi studi, infatti, indicano che circa il 30% dei rifugiati che raggiungono l’Europa, ha subito esperienze di tortura o traumi estremi di altra natura.
MEDU è un’organizzazione umanitaria fondata a Roma nel 2004, su iniziativa di un gruppo di medici e volontari già impegnati in precedenza con il movimento internazionale di Médecins du Monde. Lo scopo dell’organizzazione è quello di operare per rilevare e prevenire situazioni di crisi, denunciando eventuali violazioni dei diritti umani, a cominciare dal diritto alla salute, e sviluppando nuovi approcci e nuove pratiche di salute pubblica, fondati sul rispetto della dignità umana e delle diverse culture dei popoli. Medu opera in Sicilia proprio attraverso il “Progetto ON.TO. Tra il Cara di Mineo e i Cas, i centri di accoglienza straordinari, della provincia di Ragusa, opera un team composto da Flavia Calò, coordinatrice psicologa, Peppe Cannella, medico psichiatra, Valentina Vegna, psicologa, Angelo Kiros Abraha, mediatore linguistico-culturale, Stefania Pagliazzo, sicologa volontaria, e Paola Ottaviano, avvocato dell’Associazione Borderline. Il progetto è rivolto a migranti forzati sopravvissuti a tortura o trattamenti inumani e degradanti nei Paesi d’origine o lungo le rotte migratorie verso il Nord Africa e l’Italia e il team del Progetto ON.TO. si occupa di dar loro supporto medico – psicologico: finora sono state raccolte 174 testimonianze di torture subite, sono state fatte 600 visite mediche a 100 pazienti e rilasciati 80 certificati medici-psicologici a vittime di traumi estremi.
“Dalla nostra esperienza pratica in questo anno – aggiungono i responsabili di ON.TO - abbiamo osservato che il 90% migranti che arrivano sulle nostre coste ha vissuto esperienze di traumi estremi lungo le rotte migratorie, soprattutto in Niger e in Libia. Attualmente si stima che il 33-75% dei sopravvissuti a traumi estremi, come la tortura o lo stupro, sviluppino, nel periodo successivo all’esperienza traumatica, un disturbo francamente psicopatologico. Ecco perché è necessario mettere in atto un efficace programma di screening che possa garantire, anche da parte di personale non specializzato, la pronta e corretta individuazione di quei richiedenti asilo che presentano un’alta probabilità di essere affetti da patologie post-traumatiche, sub-cliniche o cliniche, in particolare di tipo complesso”.