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Valentina Tagliarini: "io, tornata da Milano prima che fosse dichiarata zona rossa"

Il racconto della giovane vittoriese che si era registrata al censimento regionale

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Valentina Tagliarini, tornata da Milano, racconta la sua esperienza di persona che ha compilato il censimento regionale. Lei però, è bene precisarlo, non fa parte di quella marea di giovani fuggiti non appena la Lombardia è diventata “zona rossa”, visto che la sua storia è iniziata prima. “Sono ritornata da Milano dopo un paio di giorni di permanenza. Era il 23 febbraio- racconta-, quando non era ancora zona rossa ed appena il giorno dopo la notizia dei contagi a Codogno. Debbo dire che in aeroporto, comunque, ero stata sottoposta ai controlli sanitari, come tutti i passeggeri, sia al mio arrivo a Milano che al mio ritorno, a Catania. Una volta arrivata a casa ho subito chiamato la mia dottoressa, dicendo che ero tornata da Milano (che, ripeto, non era ancora zona rossa). La stessa mi ha detto di evitare i luoghi affollati e di seguire le normali precauzioni come lavare spesso le mani, evitare i contatti fisici… insomma, tutto quello che si continua a dire anche ora. Qualche giorno dopo è stato pubblicato il censimento sanitario, sul sito della Regione Siciliana, che ho diligentemente e giustamente compilato. All’undicesimo giorno dal mio rientro mi ha chiamato l’Asp di Ragusa per chiedermi le mie condizioni di salute, che fortunatamente sono sempre state buone. Non ho mai avuto nessun sintomo. Alla fine dei quattrodici giorni della possibile incubazione di questo virus mi hanno chiamato, per l’esattezza al quindicesimo giorno, per chiedermi se c’erano stati dei cambiamenti nel mio stato di salute. Volevo quindi confermare- aggiunge Tagliarini che i controlli funzionano e che l’Asp di Ragusa è stata molto efficiente sotto questo punto di vista”. 

 

“Non smetterò mai di dirlo: se siete tornati da quelle che, prima dell’ultimo decreto ministeriale, erano definite regioni e province rosse effettuate il censimento online, avvertite il vostro medico, state a casa, evitate i luoghi affollati. Fatelo per voi, per i vostri cari e per la comunità. Non per allarmismo, ma per senso di responsabilità”.

 

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