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Lettera del pedagogista Giuseppe Raffa all’assessore Lagalla e al presidente della Regione Musumeci 

A firmare la lettera aperta anche il grande artista Arturo Di Modica

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Gentili presidente ed assessore, come tutti sanno l’ultimo giorno di scuola, nell’immaginario collettivo,  è stato sempre quello dei saluti, degli abbracci, delle promesse, della foto di classe. Un rito collettivo che l’epoca post Covid rischia seriamente di cancellare dai ricordi di circa mezzo milioni di bambini in tutta Italia . Bisogna impedirlo. La Sicilia, ancora una volta, ha l’occasione per stare un passo avanti agli altri. Occorre pensare di far tornare a scuola per un giorno , l’ultimo,  i bambini di ogni fine ciclo scolastico. Sono i più piccoli, quelli che hanno maggiormente sofferto il distacco dai compagni, dagli insegnanti, dal contatto umano più in generale. Anche loro, come tutti, si sono tuffati nel virtuale. Hanno seguito le videolezioni. Sono rimasti in contatto via chat coi compagni. Non si sono fatti scappare l’occasione di sfruttare il tanto tempo libero a disposizione giocando con gli amati videogame. Ma non è bastato a compensare gli sguardi, gli abbracci coi compagni, gli scherzi , le attenzioni e i richiami della maestra. Ben presto si sono accorti che il loro debutto nel digitale è stato troppo precoce. A differenza dei nativi digitali loro, che di anni ne hanno sei, otto, dieci al massimo, questa nuova situazione l’hanno vissuta male, peggio dei coetanei più grandi . Tanto peggio da manifestare atteggiamenti e comportamenti da stress post traumatico. Alcuni sono tornati a fare la pipì a letto. Qualcuno ha smesso di parlare. Non sono stati pochi i piccoli che hanno palesato problemi di regressione nello sviluppo cognitivo. Insomma, non sbagliano quegli addetti ai lavori che parlano di “danni sociali” pressocchè irreversibili per migliaia di bambini piccoli . Cosa è successo? A questa età crescita e maturazione sono fatte soprattutto di relazioni e di contatti fisici, oculari, di posture, di atteggiamenti prosociali. Tutto quello che nel virtuale è da sempre bandito. Bisogna fare qualcosa. Serve dar loro quello che in Danimarca chiamano “hygge”, cioè conforto, restituirgli un’atmosfera serena a casa e fuori casa, farli stare insieme agli altri con serenità senza discutere e litigare. Impresa certamente difficile di questi tempi ma non impossibile. Intanto, occorre disporre la riapertura dei centri estivi servono. Luoghi di aggregazioni sicuri dove i più piccoli possano presto tornare ad incontrarsi e a socializzare. Ma nell’immediato occorre fare qualcos’altro. Ovvero consentire ai bambini dei fine ciclo di materna ed elementare di rivedersi l’ultimo giorno di scuola. Un’idea che è già venuta alla viceministra Ascani. Alcuni sindaci del Nord stanno pensando di consentire ai bimbi di terza sezione dell’infanzia e quelli di quinta elementare di rivedersi per l’ultimo giorno di scuola. In piccoli gruppi, magari al parco, di certo con tutte le precauzioni sanitarie e sociali vigenti. Gentili presidente Musumeci e assessore Lagalla, vorrei Loro ricordare che i gruppi, anzi il gruppo spontaneo dei pari età svolge importantissime funzioni affettive e relazionali di contenimento e di sostegno ai vari membri. Più avanti, quando saranno adolescenti, il gruppo sarà una nuova famiglia, svolgerà cioè le funzioni di famiglia sostitutiva. Il gruppo è il primo step per il bambino in vista del suo inserimento in società. Con gli altri il bambino si relaziona, cresce. La forza del gruppo permette ai piccoli di vincere la paura, stare coi coetanei favorisce un maggior senso di solidarietà, di integrazione, di vita in comune. I bambini inseriti nel gruppo imparano a rispettare gli altri e le regole della vita. Nel gruppo e col gruppo il bambino acquisisce la cultura della fiducia nell’altro, nella stessa società, per se stesso. Il Covid-19 ha portato via persone, posti di lavoro, ha cambiato abitudini e comportamenti. Ai più piccoli ha tolto la scuola, i compagni, persino le foto di gruppo, le gite d’istruzioni e quelle per diletto. Tanto, troppo anche per piccoli uomini ancora solo sfiorati dai dolori della vita. Consentiamogli almeno di rivedere compagni e maestri per un giorno, l’ultimo .  In modo che tra  venti anni, quando tra ex compagni di scuola torneranno a vedersi per la pizza di classe , non assoceranno a questi giorni solo la clausura, il distanziamento e telelezioni, ma troveranno modo e tempi per ricordare anche e soprattutto gli sguardi, i sorrisi, la gioia dell’ultimo giorno di scola. Al parco, nei locali scolastici, ovunque. 

Giuseppe Raffa, pedagogista, coordinatore ambulatorio antibullismi Asp Rg    

Arturo Di Modica 

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