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A Palazzo Bruno "L'Amore che uccide", di Mariacarmela Torchi.

Molto interessante l'intervento dell'Avv.Giovanna Ragusa

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Si è svolto nella splendida cornice del Palazzo Bruno di Ispica, venerdì 21 agosto 2020, la presentazione del romanzo di Mariacarmela Torchi “L’Amore che uccide”.

Dopo i saluti istituzionali dell’assessore ai servizi sociali Claudio Ganci, si sono susseguiti gli interventi dell’Assistente Sociale Dott. Marco Santoro, dell’avvocato Giovanna Ragusa, di Santina Amato dell’Associazione Ipso Facto.

Moderatore della serata il dottore Salvatore Cannata direttore VR News. È l’amore il protagonista di questo romanzo. L’amore e le sue sfaccettature, il ruolo della famiglia. Amore che se tradito, finito, umiliato, deluso ha come estrema conseguenza la violenza e finanche la morte.

Interessante l’intervento dell’avvocato Giovanna Ragusa che ha approfondito il tema dal punto di vista tecnico/giuridico. Il titolo del romanzo è forte, ma racchiude, purtroppo, tutto ciò che è il vissuto quotidiano di molte famiglie.

L’argomento trattato è scottante e di grande attualità: il femminicidio. L’argomento è scontante, di grande attualità, e si connota in termini di elevata specializzazione giuridica. La casa familiare, sempre più spesso, è luogo costante di traumi e micro – traumi perpetrati per lo più da uomini nei confronti delle donne e a volte dei bambini, con conseguenze devastanti.

Gran parte delle manifestazioni della violenza denunciata ha luogo in un contesto caratterizzato da una società patriarcale e - ancor oggi- non sempre viene percepita come reato. I dati che si conoscono sono assolutamente sottostimati per l’enorme reticenza a denunciare.

A tal proposito ci deve far riflettere come “il continuum della violenza tra le mura domestiche si riflette nel numero sempre più crescente delle vittime di femminicidio”, laddove – spesso – la violenza di coppia sfocia nella violenza contro i minori, dovendosi pure includere ipotesi estreme di violenze subite dalla stessa donna ad opera di più carnefici e, talora, ipotesi di contemporaneità, convivendo nella stessa persona le figure di vittima e carnefice, sovente come reazione ad umiliazioni e maltrattamenti diuturni.

È, dunque, palesemente intuibile e percepibile la necessità di ampliare le competenze degli operatori per riconoscere i casi, per stimolare strategie ed azioni di prevenzione e contrasto che tengano in considerazioni tutti gli aspetti di un problema che si ripercuote sulla collettività intera. Il diritto (specie il diritto penale) ha sempre avuto difficoltà nel prevenire e sanzionare le violenze nell’ambito della famiglia. Restio il Legislatore ad immischiarsi! Ad intromettersi nei contrasti intrafamiliari! Si pensi ai reati sessuali: ancora ricompresi, sino agli anni ’90, fra i delitti contro la morale e non tra quelli contro la persona. Si pensi al delitto d’onore: scomparso dal nostro codice solo nel 1981.

Negli ultimi anni, si è assistito, però, ad una decisa inversione di tendenza, dovuta probabilmente al clamore suscitato da fatti di cronaca che sono stati posti all’attenzione dell’opinione pubblica dai mezzi di informazione e che hanno portato, da un lato, a promuovere campagne di sensibilizzazione, giornate di memorie, la costituzione di Centri antiviolenza; dall’altro, all’introduzione di nuove figure di reato – come quella di atti persecutori, cosiddetto stalking, nonché alla modifica di fattispecie esistenti, quale quella che è intervenuta con la legge 1 ottobre 2012 n.172 che ha modificato l’art. 572 c.p. “maltrattamenti in famiglia”, le modifiche – che hanno riguardato disposizioni di natura sia sostanziale che processuale- intervenute con il decreto legge 14 agosto 2013 n. 93 (normativa in tema di c.d. Femminicidio), fino ad arrivare alla legge n. 69 del 2019, recante “modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere” denominata “Codice Rosso”.

In foto: l'intervento dell'Avv. Giovanna Ragusa

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