L’ultima fatica letteraria di Francesco Aiello
La sala Avis di Vittoria gremita di simpatizzanti, sostenitori e letterati per la presentazione del libro tanto atteso. Un libro-intervista sull’economia, lotta alla mafia e criminalità a Vittoria (1960-2015).
Prima di iniziare i lavori, un minuto di silenzio per la tragedia che ha colpito la nostra città: la vita spezzata del giovane Fabrizio Salerno, in piedi l'assemblea.
Una crono-storia interamente vissuta dall’ex sindaco oggi candidato nuovamente per la sua città.
“Ripercorrere "il percorso" della città di Vittoria, quello che verso la fine del secolo ne ha segnato il nuovo sviluppo economico in modo radicale e univoco, con tutti gli effetti anche negativi che ad esso si sono legati, non è soltanto un esercizio di memoria, la rievocazione nostalgica di un tempo andato, né tantomeno un’analisi celebrativa di ciò che in questo lembo della Sicilia sud-orientale decine di migliaia di uomini e donne sono riusciti a creare con il loro impegno, con il loro lavoro…”
Gli interventi:
Presidente del Centro Pio La Torre, Vito Lo Monaco, avv. Giuseppe Russotto, Sen. Concetto Scivoletto, Gianni Di Gennaro, giornalista. Coordinatore, il giornalista e autore dell’intervista dott. Gianni Marotta, Dottoressa Rosa Maria Tallarico e Giuseppe Guastella, Mons. Giuseppe Calì
L’autore è anche un poeta, come ha accolto questo invito?
Vito Lo Monaco:
“Una lettura autobiografica della evoluzione della città di Vittoria come vera documentazione. Apre una riflessione oggettivamente aperta perché la sovrapposizione di imprenditori e braccianti come i nonni, un progresso di generazioni che sono stati espropriati nella loro impresa deve far riflettere. Una mutazione antropologica oltre che mutazione sociale seguita e governata da una forza di sinistra per rappresentare il mutamento e il progresso. Il dilemma sul quale questa città si arrovella da tempo. Il libro dà un suo contributo a questa lettura. Capire l’evoluzione della città attraverso la lettura e l’evoluzione politica che l’ha accompagnata. Vittoria ha bisogno di una grande svolta e di un grande risorgimento. All’inizio del ‘900 si avrà la prima lega della Cgil e da questa tradizione democratica progressista ha tratto sempre grandi spunti di svolta. Dalle terre abbandonate, diventano trasformate e, soprattutto, la grande creatività di questa città. Non dimentichiamo che questa città ha avuto una rappresentanza politica forte.”
La città difficile dei problemi ancora non risolti…
Sen. Concetto Scivoletto:
“Il titolo coglie in pieno la realtà di questa città sia nel momento in cui si è costruito un particolare modello di sviluppo basato sulle trasformazioni agrarie sia nel momento in cui si è dovuto combattere la difficile battaglia contro la mafia che è di grandissima attualità. Veda la questione delle agro-mafie o le altre questioni dell’abusivismo e così via. Oggi la città vive un altro momento di difficoltà, in un’altra epoca storica che è legato alla crisi generale che si riverbera totalmente nella città, nell’economia, nella società e nelle contraddizioni delle difficoltà paurose. Avendo una capacità di attualizzazione bisognerebbe riproporre un modello di sviluppo sociale che sia una risposta a quelle che io chiamo le vittime della globalizzazione poiché oggi ci sono le nuove povertà e la capacità di mettere insieme le prime sfide contro la mafia.”
Filo conduttore? Lascio la parola all’autore…
Francesco Aiello:
“Un libro-intervista, una testimonianza di esperienze vissute, di fatti accaduti che interessano non solo le vicende passate ma l’attualità perché tutto è collegato e l’attuale situazione della città è fortemente connessa a questo passato che non solo non si può dimenticare sul piano psicologico, economico ma addirittura in modo dirompente ora si ripresenta all’attenzione della vita cittadina, degli studiosi, della politica, di quanti vogliono capire cosa sta accadendo oggi alla città di Vittoria. La secondo questione è il tipo di interpretazione che io propongo che è un’interpretazione dell’interno, delle cose di cui uno ha vissuto e non condivide le ricostruzioni anche quelle ufficiali che sono state fatte nel corso del tempo. Non le condivido. Sono interpretazioni di sistema governative che lasciano in ombra momenti passati di vicende che lo Stato difendendo se stesso ha bisogno di scrivere la storia pensata da loro. Noi pensiamo di scriverla dalla parte di chi ha combattuto per un esito diverso e in prima linea.”
La copertina del volume: opera di Arturo Barbante