Alla fine, com’era prevedibile, si è rivelata troppo piccola la chiesa di San Biagio, a Comiso, per accogliere le migliaia di persone, tra familiari, amici e semplici conoscenti, che hanno voluto porgere il loro estremo saluto a Peppe Borgese, l'allenatore morto domenica sera, gettando un’intera provincia, e soprattutto gli ambienti sportivi, nello sgomento e nel dolore.
A celebrare la Santa Messa è stato Don Franco Ottone, unito a Peppe Borgese da una lunga e sincera amicizia. Nella sua omelia Don Franco ha detto di non avere alcuna difficoltà a delineare la figura di quello che per tutti era “il Mister”, un uomo forte e tenace, innamorato dello sport e della sua famiglia, che mai avrebbe abbandonato e che mai abbandonerà, nemmeno adesso che Dio ha tracciato per lui un disegno che, ai nostri occhi umani, è incomprensibile.
“Il mistero della morte – ha detto Don Franco - ci fa questo dono: ci fa comprendere quanto siano speciali le persone che ci stanno accanto e che spesso, nella frenesia della vita quotidiana, diamo per scontate. Peppe adesso vive, corre e gioca su un campo più bello, e per vederlo basterà alzare gli occhi al cielo, come fanno i suoi ragazzi dopo un gol”.
Al termine dell’omelia il ricordo di papà Peppe è stato affidato alla figlia Alba: “Mi hai portata al palazzetto dello sport quanto avevo sei anni – ha detto - e mi hai insegnato l’amore per lo sport e la famiglia, il senso del dovere e dell’orgoglio”.
Dopo la cerimonia funebre, il lungo corteo ha raggiunto lo stadio comunale che presto, per volere dell’amministrazione, gli sarà intitolato.