"Abbiamo registrato 15 casi, negli ultimi tre anni, di lavoratori tunisini morti nelle serre in provincia di Ragusa, dove stavano per più di otto ore al giorno a contatto con i pesticidi chimici. Le loro vedove si sono rivolte ai nostri sportelli del patronato Inca in Tunisia per riscuotere la reversibilità". Lo ha denunciato, nella sede della Cgil di Palermo, il responsabile del Patronato Inca di Tunisi, Mustapha Laouini, a Palermo per una serie di incontri con associazioni e istituti previdenziali.
Secondo quanto denunciato da Laouni, erano tutti lavoratori giovani, tra i 26 e i 40 anni ed il fenomeno sarebbe in aumento. "Tantissimi braccianti agricoli tunisini- ha aggiunto- si rivolgono ai nostri sportelli per aver riconosciuto malattie professionali contratte durante il lavoro. E c'è un altro dato di cui si lamentano: passati i 45 anni, faticano a trovare occupazione. Appena il datore di lavoro scorge i primi capelli bianchi, non li vuole più. Così stanno conoscendo molto presto la disoccupazione".
Un altro dato che l'Inca riporta è quello delle pensioni negate, in questo caso agli imbarcati nei pescherecci di Mazara del Vallo. A loro dire, infatti, gli armatori non versano i contributi previdenziali. "Un numero significativo se ne accorge tornando a casa, in Tunisia, e rivolgendosi all'Inps per riscuotere la pensione - spiega il coordinatore provinciale Inca Giuseppe Guarcello - Solo lì scoprono di avere i contributi versati solo in parte: invece delle 52 settimane annuali, risultano dichiarati contributi per periodi di tempo limitati. E oggi questo non ha consentito a centinaia di loro di raggiungere la pensione. E' un fenomeno vastissimo- denuncia- su 150 lavoratori che di recente si è rivolto all'Inca a Tunisi, il 98 per cento è in queste condizioni. Quando tornano in Tunisia non c'è più nulla da fare. Per questo li stiamo invitando a rivolgersi al sindacato per chiedere tutele. Questo è anche il senso dell'accordo di collaborazione reciproca siglato tra le due Camere del Lavoro".