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A Portella si rivive la Cena Ebraica: un momento significativo ed emozionante

Protagonisti i bambini della materna

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Tutto ebbe inizio con una cena, dei canti, con delle preghiere, spezzando insieme un po’ di pane azzimo, bevendo calici di vino, tra uova, agnello, erbe amare ed il tradizionale haroseth.

Era la Pasqua degli Ebrei che lo stesso Gesù’ volle celebrare insieme i suoi il giorno prima d’essere crocifisso, un rito antico che ricordava il passaggio dal Mar Morto e la liberazione dalla schiavitù.

Ed è ciò che avvenne quel “giovedi”, dentro quel cenacolo a Gerusalemme, che l’Istituto Comprensivo “Portella delle Ginestre” ha voluto rievocare ieri, riproponendo il rito della “cena ebraica”.

Protagonisti di questo momento suggestivo ed emozionante, che rientra nella programmazione didattica, i bambini della materna “Gli Angeli di s. Giuliano” che hanno rivissuto quella “famosa cena” nell’ auditorium dell’ Istituto.

Portella è da sempre scuola all’avanguardia per la realizzazione di progetti e per l’ applicazione di una didattica moderna ed innovativa ed anche in questa occasione non ha smentito la propria vocazione educativa di alto livello.

Guidati dall’insegnante di religione, Liliana Mangione e dalle maestre delle tre classi, i bambini si sono lasciati guidare in questa esperienza importante e significativa in modo ordinato da veri attori ma soprattutto da protagonisti dell’ evento didattico, vestiti in costume da ebrei.

Ad aprire il momento celebrativo, la Dirigente scolastica, Prof. Angela Riolo, che ha rivolto il benvenuto e plaudito all’iniziativa, sottolineandone il forte valore educativo; a seguire un ballo su base musicale ebraica realizzato dai bambini della 2 classe intorno ad un tavolo imbandito con il pane azzimo, il vino (succo di frutta per i bambini) e la menorah, il candelabro a sette braccia tipico della tradizione ebraica.

Don Beniamino Sacco è intervenuto spiegando ai bambini e ai genitori presenti, il valore simbolico di quella rievocazione: “non si può vivere ed affrontare il futuro se non si conosce il passato, la storia, le nostre tradizioni” afferma Don Beniamino che ha anche regalato una chiave di lettura nuova, a misura di bambino, utilizzando un linguaggio semplice e comprensibile: “l’uovo – chiosa Don Sacco - rappresenta la vita come dono di Dio, le erbe amare l’amarezza della vita ma che sono addolcite dalla salsa dell’haroseth (per i bimbi marmellata) che stempera l’ amaro e ridona gusto”

Tutti insieme hanno poi “cenato” cioè hanno consumato il pasto, semplice ma portatore di un profondo significato simbolico. A fine rito, P. Beniamino ha voluto riproporre il gesto della “lavanda dei piedi” ai bambini.

Una mattina intensa ed emozionante fatta di sguardi semplice ed innocenti, di bambini che per un attimo hanno riportato davvero i presenti all’ interno di quel cenacolo. La loro attenzione, la loro compostezza, l’ impegno sono stati esemplari per tutti.

Un grazie speciale, infine, è stato rivolto alle maestre, “mamme” attente, pronte, sempre presenti, punti di riferimento per i bimbi e per le famiglie.

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