Si chiama Hate speech e, insieme al cyberbullismo, è una delle piaghe più gravi e difficili da combattere del web. Perché i discorsi che incitano all’odio, questo è il significato dell’espressione, pervadono quotidianamente la rete e si propagano come un virus, sfruttando la potenza del mezzo, capace di dar voce a chiunque senza filtri e di amplificare potenzialmente all’infinito qualunque messaggio, anche violento. I giovani, i più assidui fruitori di internet, vi sono praticamente immersi, al punto tale da considerare ormai i discorsi d’odio contro persone singole o gruppi un linguaggio comunemente accettato e persino normale. Nei casi più gravi, non riescono nemmeno a riconoscerlo, quasi assuefatti a un gergo talora brutale che a volte entra anche nei testi delle canzoni che ascoltano o nei discorsi dei personaggi che seguono. Ogni social network gestisce il problema in maniera più o meno rigida, secondo criteri non sempre chiari, visto che, se esprimere intolleranza e razzismo è giuridicamente condannato, la questione si fa più difficile quando si tratta di internet, uno spazio percepito come libero, non esistendo una specifica normativa internazionale condivisa. Un po’ come se minacciare e offendere dietro una tastiera fosse meno grave. Per questo, in occasione del Safer Internet Day 2020, evento annuale internazionale che si celebrerà domani 11 febbraio, l’Istituto Comprensivo “Filippo Traina” di Vittoria (Rg) ha organizzato un’intera settimana di incontri e di dibattiti, coordinati dalla professoressa Stefania Cicciarella, referente per il bullismo e cyberbullismo d’Istituto, per educare gli studenti a un uso più consapevole e responsabile del web e delle nuove tecnologie. In qualità di esperti entreranno nelle classi alunni di una seconda della scuola secondaria di primo grado che, dopo aver seguito un percorso di formazione per diventare peer educators, aiuteranno i compagni di scuola a riflettere sul funzionamento e sui pericoli della rete ma anche sul ruolo di ciascuno nel farne un luogo positivo e sicuro. “Abbiamo deciso di coinvolgere nel nostro progetto, che portiamo avanti da anni, i bambini delle quarte e quinte classi della scuola primaria e tutti gli alunni della secondaria - spiega la professoressa Cicciarella - attraverso una serie di attività che hanno lo scopo di rendere gli studenti veri e propri agenti di cambiamento. Insieme i ragazzi analizzeranno il Manifesto della comunicazione non ostile per riflettere sulle conseguenze che le parole possono avere non solo nella vita virtuale, ma anche in quella reale e per individuare delle linee comuni per un uso responsabile dei nuovi mezzi di comunicazione”. In programma una serie di incontri per sensibilizzare su questo delicatissimo tema anche i genitori e invitarli a limitare e controllare sempre l’uso che i loro figli fanno di smartphone e PC.