Anche il direttore dell’Ufficio diocesano per la Pastorale della salute, il sacerdote
Giorgio Occhipinti, ha partecipato, ieri mattina, all’iniziativa di sensibilizzazione
promossa dall’Asp di Ragusa all’ospedale Giovanni Paolo II. In particolare, è stato
allestito uno stand informativo nella hall del presidio ospedaliero che ha consentito di
fornire informazioni specifiche sull’Hiv. “Dai primi casi documentati in letteratura
per la prima volta nel 1981 a oggi – spiega don Occhipinti nello stand con la
dottoressa Anna Fama – la ricerca ha fatto passi notevoli. L’aspettativa di vita si è
allungata e le attuali strategie terapeutiche permettono di tenere sotto controllo
l’infezione. Una persona con Hiv, a quanto dicono i medici specialisti, in trattamento
corretto e continuo ha una speranza di vita sovrapponibile o quasi a quella di una
persona non contagiata. Quello che ancora manca, però, è una corretta informazione e
una consapevolezza diffusa”. La differenza tra Hiv e Aids è rappresentata dal fatto
che l’Hiv è il virus. Una volta contratto e quindi una volta entrato nel nostro
organismo, se la persona non è consapevole e non ha accesso alle opportune terapie,
questo virus in modo silenzioso inizia anno dopo anno a nutrirsi, a mangiare il nostro
sistema immunitario. Questo determina un abbassamento del sistema immunitario e
un indebolimento dello stesso, che risulta più vulnerabile e più sensibile a contrarre
malattie determinate da altri virus o da altri batteri. Questa fase è chiamata Aids, che
è il peggioramento clinico determinato dal virus dell’Hiv all’interno del nostro
organismo. Ancora in troppi, però, scoprono l’infezione quando è in fase avanzata.
Un terzo delle persone che hanno ricevuto una nuova diagnosi, scopre di essere Hiv
positivo perché subentrano sintomi o patologie correlate.

