Un inizio stagione da dimenticare al più presto. Le avverse condizioni meteo che da due mesi non danno tregua con piogge e forte vento, hanno messo in ginocchio le aziende operanti sulle spiagge della Sicilia. Un danno che possiamo quantificare con una perdita d'introiti alle casse dei malcapitati operatori balneari pari anche al 60 per cento in meno rispetto lo scorso anno nello stesso periodo. Un danno davvero notevole posto, peraltro, che si attende proprio l'estate cioè il bel tempo per recuperare gli sforzi economici fatti e avere il giusto guadagno sperato. Ciò nonostante gli operatori non hanno proposto alcun aumento al listino prezzi dello scorso anno. Le condizioni climatiche possono anche essere e lo sono certamente, una causa naturale che condiziona le nostre attività ogni anno in meglio o, purtroppo, anche in peggio come in questo caso ma se in aggiunta c'è anche l'incompetenza e l'ignoranza delle istituzioni, specie quelle dei Comuni costieri, che il più delle volte fanno più danni delle avverse condizioni climatiche, allora siamo davvero ben oltre alla frutta. Enti che non vogliono capire, loro, il rispetto delle leggi esistenti e proibiscono di tutto e di più quanto è possibile pur di fare valere le proprie ragioni e non quelle della legge. Commercianti che, così, rischiano con la loro pelle il default della propria azienda. In Sicilia, ad esempio e solo in Sicilia, il ballo in spiaggia è un miraggio vuoi perché si vuole tutelare i cittadini dal disturbo acustico ambientale nonostante, però, la legge la 447/95 e la 215/95 è chiara e non vieta la diffusione musicale all'aperto purché siano rispettate le norme per l'abbattimento acustico o del ballo in spiaggia all'aperto purché sia garantita la sicurezza degli avventori nel rispetto del DPR 311 aggiornato nel 2001. Mi chiedo, ma la Sicilia, la terra più assolata d'Italia che potrebbe vivere solo di turismo con il suo mare, con le spiagge, con i musei, con i suoi parchi, ect ect, per tutto il periodo dell'anno, la Sicilia, dicevo, e i suoi cittadini meritano un danno così da renderla l'ultima, il fanalino di coda del turismo balneare nel mondo? Superati dalla vicina Tunisia, dall'Albania e dal Marocco dove il turista è un bene prezioso che lo si tutela soprattutto con il divertimento. Noi sentinelle del mare che abbiamo dato un cuore ad un fazzoletto di sabbia, che garantiamo lavoro per noi e per tanti giovani disoccupati, che a nostre spese diamo quei servizi a mare che, per obbligo di legge, spettano agli enti locali come ad esempio il salvataggio e il pronto soccorso, noi invece siamo penalizzati più dalla ignoranza e dalla burocrazia messa in atto che dalla legge. È davvero inconcepibile tutto ciò e se davvero non si mette riparo con immediatezza la Sicilia rischia di perdere i suoi migliori investitori in favore di lidi più appetitosi, purtroppo. Cosa abbiamo noi balneari della Sicilia di differente dai nostri colleghi del resto d'Italia e del mondo dove turismo e sinonimo di sviluppo per tutti nel rispetto delle regole?