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Il cancro ossessivo della criminalità organizzata: Un anno dopo l'omicidio Brandimarte

Perchè a Vittoria?

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Come si sveglia Vittoria a distanza di un anno da quell’omicidio in pieno centro della città?

E soprattutto cosa pensa la città, oggi a mente fredda, quando all’improvviso, mentre passanti tranquillamente percorrevano la via Cavour, in una tranquilla domenica pomeriggio (le 18,00 circa), salotto del centro storico della città, furono presi d’assalto da sette colpi di pistola da parte di Domenico Italiano, costituitosi cinque giorni dopo, che con freddezza spietata puntavano a sterminare un boss della ‘ndrina calabrese, Michele Brandimarte, appunto?

E soprattutto perché associare Vittoria alla ‘ndrina calabrese?

Alla luce di quanto emerso, trapelano, tutt’oggi, fitti misteri, attorno a un omicidio il cui movente, secondo la confessione di Italiano (calabrese come la vittima), sarebbe stato riconducibile a una discussione degenerata. O un regolamento di conti attorno a una vicenda di traffici di stupefacenti e armi?

Molti gli interrogativi che suscitano perplessità, angosce a un anno dall’omicidio che avrebbe potuto causare una tragedia o un coinvolgimento di vittime innocenti considerata la zona affollata durante un pomeriggio che come in questo periodo si respira clima natalizio. Un fitto silenzio dietro indagini che riserbano discrezione ma ancora oggi ci chiediamo perché Vittoria non riesce a liberarsi da un cancro ossessivo, pesante, insostenibile chiamato criminalità organizzata.

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