Si è celebrata ieri, dinanzi la Prima Sezione Penale della Corte di Appello di Catania, presidente Anna Rosa Castagnola, l’udienza di discussione dell’Appello proposto da Sergio Palumbo avverso la sentenza di condanna inflitta dal Gup presso il Tribunale di Ragusa, Ivano Infarinato, il quale nel luglio scorso aveva condannato a sette anni di reclusione l’imputato, autore dei gravissimi fatti di violenza sessuale, verificatisi nel mese di Settembre 2019 a Vittoria. Vittima, una ragazza vittoriese.
Il Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Catania, nella persona del Sostituto Procuratore Antonio Nicastro, ha chiesto l’integrale conferma della Sentenza di primo grado, evidenziando in primo luogo il valore probatorio del narrato della persona offesa esposto, nelle diverse fasi processuali, (e da ultimo in sede di incidente probatorio) con coerenza logica, in maniera scevra da contraddizioni interne, fornendo una miriade di dettagli ampiamente riscontrati dagli investigatori.
Lo stesso Procuratore Generale ha altresì segnalato il valore univoco della prova scientifica relativa alla presenza di tracce organiche appartenenti all’imputato sugli indumenti della persona offesa, i riscontri forniti dalle telecamere di videosorveglianza, le richieste di soccorso immediatamente inoltrate dalla vittima, gli esiti delle intercettazioni dei colloqui intrattenuti in carcere dal Palumbo.
Lo stesso Procuratore ha anche evidenziato il fatto che, in sede di gravame, i difensori del Palumbo hanno cercato, invano, di disarticolare l’impianto probatorio, non potendosi condividere le conclusioni a cui gli stessi sono giunti, sia in capo alla mancata sussistenza di univoci elementi di prova, sia in ordine alla diversa qualificazione giuridica dei fatti invocata, non potendosi certo definire gli accadimenti di modesta gravità .
Il Procuratore Generale ha pertanto rassegnato le proprie conclusioni, evidenziando che certamente corretto è stato il trattamento sanzionatorio applicato al Palumbo Sergio da parte del Gup di Ragusa, non essendovi certamente spazio per la concessione delle richieste circostanze attenuanti generiche, attesa la gravità dei fatti e le ripercussioni patite dalla persona offesa.
Alla richiesta formulata in udienza da parte del Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Catania, nella persona del sostituto procuratore Antonio Nicastro, che ha chiesto l’integrale conferma della Sentenza di primo grado, si è associata la costituita parte civile – per il tramite dell’Avv. Luca Strazzulla del Foro di Caltagirone – la quale, ritenendo pienamente provata la responsabilità penale dell’imputato in ordine al reato allo stesso ascritto e il conseguente diritto della costituita parte civile al risarcimento dei danni ed alla rifusione delle spese, ha chiesto formalmente il rigetto dell’appello proposto dall’imputato e la contestuale conferma integrale della Sentenza di primo grado, anche sotto il profilo della condanna dell’imputato al risarcimento in favore della costituita parte civile dei danni subiti e quantificati.
La difesa della costituita parte civile, ha evidenziato altresì che per le concrete modalità dei fatti, la gravità degli stessi e la personalità dell’imputato, con precedenti penali per analoghi fatti di violenza sessuale, con sentenza di condanna in primo grado emessa dal GUP presso il Tribunale di Ragusa in data 06/02/2019, non ricorrono certamente concreti elementi per il riconoscimento delle richieste circostanze attenuanti generiche, così come richiesto in sede di appello dalla difesa dell’imputato.
In conclusione, la persona offesa, per il tramite del proprio legale di fiducia esprime grande soddisfazione per la conferma integrale della Sentenza di primo grado nei confronti di colui che si è reso artefice dei gravissimi fatti di violenza sessuale - che la stessa purtroppo è stata costretta ingiustamente a subire - auspicando che tali pronunce siano da deterrente per il futuro, nei confronti di tutti quesi soggetti dall’indole criminale.
Per la prima volta, l’imputato collegato in video conferenza dalla Casa Circondariale di Caltagirone, ha ammesso le proprie colpe, chiedendo formalmente scusa alla persona offesa, per tutto ciò che le ha fatto. La difesa dell’imputato ha chiesto il riconoscimento delle attenuanti generiche e la riduzione della pena.
La Corte, presieduta dalla Presidente Anna Rosa Castagnola, dopo circa 6 ore di Camera di Consiglio, ha ritenuto di non accogliere l’appello proposto da parte dell’imputato, confermando integralmente la Sentenza di primo grado, emessa il 07/07/2020 dal Gup presso il Tribunale di Ragusa, ovvero la condanna di Palumbo Sergio, ad anni 7 di reclusione oltre al pagamento delle spese processuali e di mantenimento in carcere, nonché al pagamento di una provvisionale pari ad € 30.000,00 in favore della costituita parte civile.
La Corte ha inoltre condannato l’imputato anche al pagamento delle ulteriori spese processuali ed alla rifusione delle spese sostenute in questo grado, dalla costituita parte civile ed ha fissato in giorni 90 il termine per il deposito della motivazione, sospendendo per il medesimo periodo il decorso dei termini di custodia cautelare.
Nella foto, l'avvocato Strazzulla