Mille euro al mese e qualche regalo, per lo più ortofrutta. Questo il prezzo che alcune aziende agricole di Niscemi ed Acate erano costrette a pagare a 7 niscemesi ritenuti affiliati al clan, di "Cosa Nostra", Madonia. I 7 sono stati arrestati nel corso di un'operazione congiunta dei Carabinieri di Ragusa e della Squadra Mobile di Caltanissetta. Secondo quanto ricostruito il gruppo imponeva alle aziende l'assunzione di loro affiliati con il ruolo di guardiani. A loro spettava mille euro al mese che, molto probabilmente, dividevano con il clan. In manette Giuseppe Pisano, 42 anni, Giacomo Cultraro, 45 anni, e Giuseppe Ferrara, 50 anni, tutti con precedenti di polizia ed attualmente rinchiusi al carcere di Ragusa. Le ordinanze eseguite dalla Polizia di Caltanissetta, invece, rigaurdano tre niscemesi già ai domiciliari: Francesco Amato, 46 anni, Salvatore Di Pasquale, 50 anni, e Damiano Rizzo 37 anni. In manette anche Sebastaino Montalto, 47 anni, di Augusta.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini, l'attività cosiddetta di guardiania sarebbe stata imposta a partire dal 2001. Le indagini dei Carabinieri sono iniziate nel 2009 e si sono protratte fino al 2015. Ieri mattina l'intervento della Procura Distrettuale Antimafia di Catania che ha chiesto al Giudice per le Udienze Preliminari l'ordinanza di custodia cautelare. I sette niscemesi sono accusati di associazione per delinquere finalizzata alle estorsioni.
Per evitare di subire attentati e furti gli imprenditori presi di mira, circa 8 fra Acate e Niscemi, hanno dovuto accettare il servizio di guardiania imposto dai sette, ritenuti "picciotti" del clan Madonia (facente capo al mandamento di Gela). Spesso, per convincerli, erano gli stessi componenti della banda ad appiccare gli incendi o effettuare furti che ovviamente cessavano subito dopo l'inizio dell'attività .