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Interruzione colposa di gravidanza, condannato medico ginecologo in servizio al "Maggiore" di Modica

La nota diffusa dall'avvocato dei mancati genitori, Livio Mandarà

Redazione
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Il Tribunale di Ragusa – Sezione penale in composizione monocratica giudice Vincenzo Saito, ha condannato un medico ginecologo in servizio presso il reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale “Maggiore” di Modica alla pena di anni uno ed al risarcimento dei danni a favore delle parti civili.
Il medico è stato riconosciuto colpevole del reato di “interruzione colposa di gravidanza”. 

A darne notizia l'avvocato vittoriese Livio Mandarà che aggiunge: 
"I fatti accaduti la notte fra il 12 e 13 luglio 2010 videro una giovane coppia perdere il feto, già maturo alla 35° settimana di gestazione, che era in grembo della madre per l’evidente negligenza ed imperizia dimostrata dal sanitario, che quella sera era medico di guardia in reparto.
La gestante si era presentata in reparto preoccupata perché da qualche giorno non sentiva muovere il feto; nonostante le indagini strumentali (tracciato) risultassero allarmanti (i parametri non rientravano nella norma) ed era evidente l’insorgenza di una sofferenza fetale la donna fu rassicurata e rimandata a casa, la mattina successiva alla stessa, che tornò in Ospedale, fu diagnosticata la morte intrauterina del piccolo, che al momento dell’estrazione presentava ben sei giri di cordone ombelicale attorno al collo e due attorno alla spalla che ne determinarono un progressivo ed inesorabile soffocamento".


A distanza di diversi anni le parti civili – che sono state rappresentate dall'avvocato Livio Mandarà del foro di Ragusa - hanno avuto riconosciuto dal Tribunale la dichiarazione di colpevolezza del medico ed il conseguente risarcimento dei danni liquidati in via equitativa in oltre 400mila euro.
"Nel corso del processo- scrive ancora Mandarà- è emersa anche una pratica 'anomala' nella gestione delle visite di controllo delle gestanti in quel reparto , che venivano ricevute e visitate senza la redazione di cartella clinica (o altri documenti equipollenti); pratica che è stata duramente censurata dai periti incaricati dal Tribunale e che – a loro parere - ha certamente concorso al verificarsi del tragico evento".

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