Continua incessante l’opera di controllo del territorio degli uomini della Polizia di Stato del Commissariato di Comiso. Nelle ultime trentasei ore sono state arrestate due persone e due sono state denunciate in tre diverse operazioni di Polizia.
Un ordine di custodia cautelare ed una denuncia in stato di libertà, in quanto già in carcere per gli stessi reati commessi in altra sede, è stata ottenuta per due pluripregiudicati catanesi individuati a Comiso dopo laboriose indagini ed autori di un furto in abitazione a Comiso. Era il 3 giugno 2016 quando Carmelo Reina, nato a Catania 45 anni fa, giungeva da Catania con F. R.,61 anni, ed altro individuo allo stato non ancora identificato, per commettere un furto in una abitazione di viaMarchese; dopo aver forzato il cilindretto della porta d'ingresso dell'abitazione, di proprietà di un comisano 64 anni, i tre si introducevano all'interno, impossessandosi di 5 orologi da uomo marca Gucci, Dolce e Gabbana, Maserati, Sector e Festina, 2 orologi da donna marca Furia e Cavalli, nonché monili in oro. Dopo pochi minuti dall’ingresso, si allontanavano come se nulla fosse, portando via alcune buste. Il tutto con l'aggravante di aver commesso il fatto adoperando violenza sulle cose ed in numero di tre persone. I due soggetti individuati, inoltre, agivano essendo entrambi pluripregiudicati con la recidiva reiterata specifica. 12 giorni dopo, al termine di elaborate indagini, gli inquirenti, che nel frattempo acquisivano i filmati del sistema di videosorveglianza di uno stabile confinante con la proprietà del derubato, riuscivano a risalire all'autovettura a bordo della quale i tre soggetti si erano spostati. Si trattava di una Citroen Picasso, di proprietà ed in uso a Reina. Le immagini ritraevano la presenza di tre persone che scendevano dall'auto, che si dirigevano verso l'immobile preso di mira e che ne uscivano dopo pochi minuti con un sacchetto contenente verosimilmente la refurtiva. Il conducente e proprietario del veicolo veniva riconosciuto anche grazie ad una foto segnaletica presente nel Ced della Polizia, essendo pluripregiudicato. Successivamente, con una informativa del 12.12.2016, gli investigatori giungevano all' identificazione di uno dei complici in F. R., raggiunto da un provvedimento definitivo di pena detentiva sempre per reati contro il patrimonio.
Poiché dalle indagini il Gip del Tribunale di Ragusa ha ritenuto la sussistenza di indizi di colpevolezza per il reato ipotizzato a carico di Reina e del suo complice, così come emerge dalla denuncia della persona offesa e dalle immagini riprese dal circuiti di sorveglianza, e visto che sussiste il concreto e attuale pericolo di reiterazione di reati, in considerazione dei quattro precedenti specifici di Reina, disponeva la custodia cautelare per il Reina e la denuncia per il complice considerato che lo stesso già è in carcere per scontare pene definitive.
L'altro intervento della Polizia di Stato di Comiso, invece, riguarda un evento risalente allo scorso 6 aprile. Intorno alle ore 08:40 la Polizia interveniva presso il centro di accoglienza San Giovanni Battista di Contrada Canicarao dove veniva segnalata l'aggressione di alcuni operatori del centro di accoglienza da parte di un richiedente asilo politico. Gli operatori di Polizia, appena giunti sul posto, notavano la presenza di due unità del locale comando di Polizia Municipale e di altri operatori della struttura di accoglienza, tutti intenti a calmare un ganese di 19 anni, Lamin Njie. Il giovane, alla vista della Polizia di Stato, iniziava ad inveire contro gli operatori con frasi incomprensibili ed alcune in lingua straniera. Si riusciva solo a comprendere solo la testuale frase “Fuck you” (che traduciamo, ripulendola, in "vai a farti benedire) ripetuta più volte indicando col dito tutti gli intervenuti. Njie continuava inoltre dicendo “Fuck Italy” (tradotta, sempre ripulita, in "vai a farti beneride, Italia). A questo punto, considerato che aveva tentato di danneggiare la porta d’ingresso dell’ufficio del centro e l’evidente nervosismo del Njie gli operatori della Polizia di Stato invitavano quest’ultimo a seguirli in Commissariato, ma immediatamente egli opponeva resistenza; quindi veniva accompagnato verso l'auto della Polizia. Il giovane migrante, però, invece di salire tentava di divincolarsi provocando così una ferita al dito della mano destra di un assistente di Polizia che lo teneva al braccio. Un altro agente di Polizia, intervenuto in ausilio del collega, veniva spintonato ed urtava il gomito sulla carrozzeria del veicolo di servizio. Per tale motivo, entrambi gli operatori ricorrevano alle cure dei sanitari del locale nosocomio reparto di pronto soccorso, dove venivano giudicati guaribili in 5 giorni, salvo complicazioni. A quel punto il giovane è stato arrestato per resistenza e violenza a Pubblico Ufficiale e denunciato per vilipendio dello Stato Italiano.
Infine ieri, durante i controlli su strada effettuati dalle Volanti veniva individuata una autovettura proveniente da Vittoria. Sottoposta a controllo, a bordo della stessa emmergeva la presenza di due uomini uno dei quali,A.R., vittoriese di 32 anni, risultava sottoposto agli arresti domiciliari con l’autorizzazione a recarsi a lavoro a Gela. L’uomo non dava spiegazioni sulla sua presenza a Comiso, se non quella di essere in zona per recarsi in ospedale a seguito di una caduta avuta sul lavoro. La spiegazione però non convinceva gli agenti di Polizia, considerata la presenza di un pronto soccorso, quello di Vittoria, certamente più vicino di quello di Comiso; pertanto A.R. veniva accompagnato in ospedale per gli accertamenti necessari. Nel contempo si avvisava il magistrato di turno presso la Procura che disponeva, vista la situazione, di denunciarlo in stato di libertà per evasione considerato che nel contempo i sanitari gli riscontravano effettivamente delle lesioni provocate da una caduta, così come indicato da AR. Certamente il fatto di esser caduto sul luogo di lavoro, però, non giustificava l’arrestato per essersi recato in ospedale senza avvisare l’autorità di Polizia preposta al controllo ed inoltre non spiegava perché non si era recato all’ospedale più vicino; da quì la denuncia per evasione.
Nelle foto i due arrestati e le immagini, in sequenza, del furto.