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Da Palermo a Ragusa per truffare 19 malati, un avvocato e un sedicente legale indagati dalla Polizia

Avevano incassato 250mila euro di parcelle per seguire le loro pratiche, ma era solo un raggiro

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Le truffe sono sempre disonorevoli di per sé, ma quando avvengono ai danni di soggetti deboli e svantaggiati fanno ancora più rabbia. La brutta storia sulla quale hanno indagato e fatto luce gli uomini della Squadra Mobile di Ragusa inizia alla fine degli anni ’90 e le denunce sono partite da alcuni membri dell’associazione “Pro Thalassemici”, affetti da diverse patologie contratte a causa di trasfusioni di sangue.

La Polizia ha raccolto gravi indizi a carico di un avvocato palermitano di 44 anni e di un sedicente avvocato, anche lui di Palermo di 48 anni, accusati di truffa aggravata continuata in concorso. I due avrebbero raggirato le vittime, affermando di essere in grado di gestire con competenza le loro pratiche burocratiche per il riconoscimento degli indennizzi e dei risarcimenti previsti dalla legge 210/92 (la legge a favore dei soggetti danneggiati irreversibilmente da trasfusioni o vaccinazioni obbligatorie) e riscuotendo da subito parcelle molto sostenute.

Le vittime, 19 in tutto, avevano firmato una procura speciale ai due presunti truffatori per dare loro mandato esclusivo a rappresentarle contro il Ministero della Salute e avevano pagato circa 250 mila euro. Sono passati gli anni, ma i risultati non sono arrivati e quando, stanche, le vittime hanno chiesto la restituzione del denaro, non solo hanno ricevuto un rifiuto sonoro, ma anche la minaccia che se si fossero rivolti ad altri avvocati avrebbero perso definitivamente quelle somme già versate.

Nel 2013 i membri dell’associazione, che hanno versato tra i 5 ed i 25.000 euro ciascuno, si sono finalmente rivolti alla Polizia di Stato che, avviando le indagini, ha scoperto come i due (solo uno di loro esercita, in realtà, la professione forense) avessero instaurato un rapporto di fiducia con i malati, giungendo a carpirne la fiducia nel corso di numerose riunioni effettuate in vari locali del ragusano ed in altri centri della Sicilia, compresi hotel.

Sono state decine le persone ascoltate presso gli uffici della Polizia di Stato, così come gli accertamenti fatti a Palermo presso Università, Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e Comune e alla fine il Pubblico Ministero di Ragusa, Francesco Puleio, che ha coordinato le indagini, ha chiesto la misura cautelare del sequestro di tutti i conti correnti, conti depositi e titoli dei due indagati. Il reato di truffa, anche se aggravato, non consente la possibilità di richiedere una misura cautelare in carcere, pertanto i due sospettati saranno processati in stato di libertà, salvo poi essere condannati e scontare la pena presso una casa circondariale.

Il Pubblico Ministero ha però chiesto ed ottenuto dal Giudice per le Indagini Preliminari, Dott. Maggioni, il sequestro preventivo di 155.000 euro. La Polizia ha appurato che l’ammontare del denaro pagato come parcella (da qui il nome dell’operazione) era di circa 300.000 euro ma il Giudice ha dovuto procedere al sequestro della metà dell’importo in quanto molti dei reati erano andati prescritti per decorrenza dei termini. La Squadra Mobile di Ragusa ieri ha notificato i decreti di sequestro dei conti correnti e deposito titoli dei due indagati paralizzando ogni loro attività economica. Adesso le vittime, se i due palermitani saranno condannati, potranno essere risarcite grazie al denaro sequestrato.

 

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