Si parla tanto di infrastrutture siciliane, ma ad oggi da nord a sud si respira
chiaramente una sbilanciata diversità. Qual è secondo lei il livello di
adeguatezza nei diversi ambiti: trasporti, città, grandi opere?
Il problema delle infrastrutture è un deficit storico in Sicilia e quello, anche se non
l’unico, che ha bloccato ogni tentativo di far decollare la Sicilia in tanti settori
strategici alla pari con il Nord. Alta velocità, raddoppio delle corsie nelle autostrade,
ecc! Un sogno, alimentato da tante promesse! Qui ci lecchiamo da decenni le ferite,
privilegiando la cultura del lamento. Sappiamo che le infrastrutture sono
indispensabili in tutti i settori: dal commercio all’agricoltura, dal turismo
all’industria, ecc. Tutti lo sanno ma tutto tace. Dopo la crisi dei partiti, la politica è
divenuta appannaggio di poche persone, parecchi nominati e non eletti. Il popolo può
aspettare. Ora e’ apparsa una vecchia conoscenza: il Ponte di Messina. Non entro nel
merito. Però spunta “il contributo” (qualche miliardo di Euro) che deve dare la Sicilia
“autonoma”. Manca il pane e dobbiamo comprare la Ferrari! Infrastrutture dunque?
Anno zero. Qualcuno ha percorso negli ultimi 30 anni l’autostrada per Palermo? La
Ragusa- Catania? Ha viaggiato in treno? Le Estati sono sempre più torride, la siccità
una emergenza quotidiana, le campagne sempre più abbandonate. Però piove in
Sicilia. C’è un piano Dighe? Progetti per mandare nel sottosuolo l’acqua piovana, là
dove è difficile costruire una diga? Ai posteri l’ardua sentenza!
Secondo Lei l'attuale rapporto Stato-Regioni andrebbe rivisto e migliorato?
Deve essere applicato e in parte rivisto quello della Sicilia. Ci riempiamo la bocca
che siamo a Statuto speciale, che godiamo di AUTONOMIA. Ma di quale
autonomia? La Sicilia da sempre è stata una vacca da mungere per Roma. E continua
ad esserlo. Siamo tra le ultime Regioni d’Italia. Altro che Infrastrutture! Ci vuole un
ripensamento assoluto di che cosa siamo e che cosa vogliamo essere. I partiti
debbono tornare in campo e condurre battaglie dure ma democratiche per
l’affermazione dei diritti dei Siciliani.
Riuscirebbe a valutare la gestione delle infrastrutture ad oggi? Miglioramento o
stazionamento?
Le poche infrastrutture sono anacronistiche e di difficile gestione. Qualcosa potrebbe
essere recuperato, ma a vantaggio di chi? La Fiat è fuggita, tutta la Chimica è fallita,
gli ultimi coraggiosi non so quanto potranno stare a galla. In Sicilia ci vuole una
Rivoluzione, prima culturale e politica, strategica e non improvvisata, con i partiti che
debbono fare quello che a loro compete. C’è in ballo il futuro di migliaia di Siciliani,
soprattutto giovani, da anni obbligati ad andare al Nord o all’Estero.