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Continua lo sversamento di petrolio nell'Area pozzo 16 a Ragusa. Eni:"Fenomeno di difficile individuazione"

redazione
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L’Area pozzo Ragusa 16 dell’Eni continua a sversare petrolio. Dallo scorso 30 aprile - data in cui i dirigenti della multinazionale dell’oro nero hanno comunicato gli interventi della messa in sicurezza dell area - non si è ancora arrestata la perdita di prezioso greggio, che continua a sversarsi sul torrente Moncillè, uno degli affluenti del fiume Irminio.

A chiedere informazioni all’ Enimed era stata anche la Prefettura di Ragusa lo socrso 14 giugno, per capire lo stato dell’ arte e gli interventi messi in atto dall’ azienda, che non riesce a trovare la cause della fuoriuscita, parlando di un fenomeno complesso e di difficile individuazione, predisponendo delle barriere di contenimento a monte e a valle, utilizzando delle tecniche per ripulire le acque dalla presenza del petrolio e altre misure previste dalla normativa vigente.

Non ci sta Legambiente, la quale ha formalizzato - tramite il suo presidente nazionale Stefano Ciafani - esposto alla Procura di Ragusa perché indaghi utilizzando lo strumento della legge contro gli eco-reati.

“Che ci sia una perdita di petrolio da un pozzo a terra – ha commentato Ciafani - che è partita a fine di aprile e che ancora oggi non è sotto controllo è già un fatto molto grave. Non stiamo parlando di una società qualsiasi che non ha le risorse economiche e le capacità tecnologiche per poter intervenire in una sezione così grave, ma parliamo di una delle principali multinazionali del petrolio, l’Eni, tra l’altro a prevalente capitale pubblico”

“Che l’Eni gestisca quindi l’emergenza di Ragusa – continua Ciafani - con questa sottovalutazione e inadeguatezza lo riteniamo assolutamente insopportabile. L’amministratore delegato Claudio Descalzi avrebbe già dovuto chiedere scusa ai ragusani, ma non l’ha fatto così come non l’ha fatto in Val d’Agri”.

immagine di repertorio

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