Si narra che anticamente nella notte tra l' 1 ed il 2 novembre i defunti visitassero i cari ancora in vita portando ai bambini dei doni.
Questa tradizione, tutta nostrana, ha affascinato generazioni di bambini; tutti da piccoli aspettavamo con ansia la festa dei morti. Doni, attesi ma in genere sempre richiesti: fucili ad area compressa, macchinine ultimo grido e bambole eleganti e chic, costituivano fino a qualche decennio fa gli oggetti alla moda dei ragazzini e dei piccini, sostituiti oggi dagli ultramoderni giochi interattivi e computerizzati.
Andava peggio ai nostri nonni che si accontentavano di una “fedda di mustata”, dè “nuciddi”, e di qualche spicciolo – quando c’era - ma che accoglievano con altrettanta gioia ed esultanza.
Ricorrenza genuina e vera, quella dei morti, antica in quanto risalente probabilmente al X secolo, sincera proprio come lo erano le “generazioni” che ce l’hanno tramandata con tutto il suo intrinseco ed originario valore: quello della sacralità della morte e del rispetto della memoria dei cari Defunti.
Cosa rimane oggi di questa bella quanto trascurata ricorrenza?
L’ondata commerciale d’oltre oceano ha, in questi anni, travolto e soppiantato, in maniera lenta e inesorabile, la tradizione di casa nostra a vantaggio di “culture terze” fatte di streghe, dolcetti, scherzetti, maschere, maghi che non rispondono all’ originario significato delle festa.
Halloween non è - e non rappresenta - la nostra cultura !
Occorre riscoprire la purezza delle nostre tradizioni in ogni ambito e settore: culturale innanzitutto, politico, scolastico ed associativo in genere ma in particolare nelle famiglie. Come patrimonio di un popolo: il nostro.
Quale storia antica e moderna, da tramandare e da rivivere, come ricchezza al pari di un opera d’arte, quale occasione per riscoprire i nostri valori nel riproporre con fermezza i motivi di una scelta e far prevalere le ragioni della tradizione!
Buona “festa dè muorti”, dunque, a tutti i lettori di Vittoriadaily.
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