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Le Palme: "segno della vittoria di Cristo"

Omelia di Don S. Mallemi per la Domenica delle Palme

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Cari fratelli e sorelle, 
siamo entrati in questa chiesa agitando i nostri rami di palma e di ulivo, e come le folle di Gerusalemme che accoglievano Gesù, abbiamo cantato al nostro Signore: “Osanna”. 
1.Questa parola a noi tanto familiare, perché cantata in tutte le messe poco prima della consacrazione, è una invocazione di origine ebraica e vuol dire: “Aiutaci! Salvaci!” 
Non è quindi un’esclamazione di lode, ma una invocazione di aiuto che il popolo che soffre a causa della dominazione romana rivolge al Signore Gesù, per chiedere la liberazione. 
Gesù è accolto in Gerusalemme in modo trionfale, fra due ali di folla esultante, che vedono in lui un liberatore politico, un messia sociale. Lo hanno visto compiere miracoli, risuscitare i morti. La folla non ha dubbi: è Lui il liberatore tanto atteso. Già una prima volta erano venuti a prenderlo per farlo re (Gv 6,15), ma Egli si era ritirato sulla montagna. Adesso egli stesso entra trionfale nella città santa, anzi chiede un’asina per realizzare la profezia di Zaccaria che lo proclama re mite (Zc 9,9). 
 Anche noi invochiamo Gesù con la stessa preghiera: Signore, salvaci! Lo chiediamo proprio nel momento in cui stiamo per contemplarlo presente nell’Eucaristia, Re umile e potente. Nella divina Eucaristia, infatti Gesù è presente per noi, per salvarci dai nostri peccati. Nell’Eucaristia noi adoriamo Gesù quale nostro Re e Signore. Con il suo sacrificio sulla Croce, Gesù ci salva, ma non da un dominatore politico, bensì da una schiavitù più grande: il peccato. “Chiunque commette il peccato è schiavo del peccato” (Gv 8,34). 
2.Le palme che noi oggi portiamo con noi sono il segno della vittoria di Cristo. Gesù è il Re vittorioso, che vince il male, il peccato, la morte. Queste palme, conservate nelle nostre case ci ricordano che Gesù è il Signore. Non sono un ornamento, né un portafortuna: sarebbe superstizione e la superstizione è incompatibile con il Vangelo. Non è la palma a tenere il Maligno lontano dalle nostre case, ma la nostra fede e adesione a Cristo, perché dove c’è Dio non c’è peccato. Al contrario là dove Dio non è presente a causa della nostra poca fede e dei peccati, è il regno di Satana. 
 La vittoria di Gesù sul peccato e sulla morte non s’impone con la forza. La Croce è la vittoria della forza di Dio, che è l’Amore. Questa forza si rivela agli uomini come dono e come vulnerabilità. Essa è dono, in quanto non dovuta: non si può pretendere l’amore! E’ vulnerabilità perché Dio si rivela per chi è veramente: Amore donato e offerto fino al dono totale di sé. “Ipse autem vulneratus est propter iniquitates nostras - Egli è stato trafitto per i nostri delitti…Dalle sue piaghe siamo stati guariti” (Is 53,5). 
 3.La Croce di Cristo giudica il mondo. Ha detto Papa Francesco: “La Croce di Gesù è la Parola con cui Dio ha risposto al male del mondo. A volte ci sembra che Dio non risponda al male, che rimanga in silenzio. In realtà Dio ha parlato, ha risposto, e la sua risposta è la Croce di Cristo: una Parola che è amore, misericordia, perdono. E’ anche giudizio: Dio ci giudica amandoci…Se accolgo il suo amore sono salvato, se lo rifiuto sono condannato, non da Lui, ma da me stesso, perché Dio non condanna, Lui solo ama e salva”. (1)
La parola della Croce giudica i mali del mondo. Penso ai drammi di questo nostro tempo: alle famiglie provate dalla disoccupazione, ai vili attentati di origine mafiosa e terroristica, ai bambini uccisi dalla guerra in Siria, alle coppie disgregate dal tradimento, ai giovani alienati dalla realtà virtuale, alle comunità ecclesiali lacerate dall’indisciplina e dall’eresia, alle famiglie disgregate da una falsa idea di sessualità, ai neonati rifiutati dai genitori e uccisi nel grembo materno. Il loro grido è il grido del nostro Redentore sulla Croce: Dio mio, perché mi hai abbandonato? (Mt 27,46). Per loro Gesù soffre e muore. Per loro e per i loro aggressori invoca perdono. 
Le braccia aperte di Gesù sulla Croce sono un invito ad accogliere il suo amore per noi. Il suo cuore squarciato è una fontana zampillante di grazia per tutti coloro che desiderano amare Dio. Con le sua braccia spalancate Cristo Gesù ci invita ad aprire le nostre braccia per accogliere il prossimo e riconoscerci come fratelli. 
Oh, Croce di Gesù, tu sei potenza e sapienza di Dio! (cfr. 1 Cor 1,24). Tu mostri agli uomini quanto è grande l’ampiezza, la lunghezza, l’altezza e la profondità dell’amore del Padre (Ef 3,18). Oh, Croce di misericordia, sii per noi strumento di perdono. Amen.

(1) PAPA FRANCESCO, Via Crucis al Colosseo, 29 marzo 2013

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