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Viaggio nelle tradizioni di un tempo: "i Ciappi di pummaroru"

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Riprendiamo il nostro percorso all’ insegna delle antiche arti culinarie, tramandate dai nostri avi, dalle nonne e dalle mamme e che purtroppo stanno scomparendo per lasciare spazio al “già pronto e senza fatica”, certamente più sbrigativo e meno“trafichiusu” ma che non potrà mai eguagliare i colori e i sapori del fatto in casa, originale e “biologico”,  per usare una espressione cool.

Arti antiche, tramandate da generazioni, con varianti nella preparazione gelosamente custodite dalle nonne e dalle mamme che, mal volentieri, ne rivelano i segreti se non per trapassarle a futura memoria e rigorosamente da “custodire in famiglia”. Gesti rituali, quasi liturgie del buon cibo, che diventano momenti di festa e gioia per il nucleo familiare.

Oggi vi presentiamo i “ciappi di pummaroru”: ottime come  antipasti o semplicemente da mangiare accompagnate dal buon pane di casa.

Il procedimento è semplice ma dal risultato squisito: prendiamo i nostri cari pomodori rossi e maturi al punto giusto, li laviamo per bene e li spacchiamo esattamente a metà. Se lo desideriamo possiamo “alleggerirli” di una parte di semi oppure lasciarli così. Dopo averli separati vanno schiacciati un pochino per aprirli ed ottenerne due metà quasi identiche. Vanno successivamente salate e stese al sole per qualche giorno fino a quando non si sono essiccate (non esageratamente nda).

Quindi si raccolgono, si condiscono ( e qui le ricette sono le più varie e seguono le tradizioni di famiglia) con pepe nero e coperte con una foglie di basilico per entrambi i lati; vanno inserite dentro una boccia di vetro  e messe sott’olio.

Da usare con cautela, creano “dipendenza” !

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