Sea Watch e immigrazione, un problema che affligge e divide l'Italia. Una testimonianza da parte di una cittadina siciliana di Scicli, impegnata nel sociale e in politica, che racconta quali sono le conseguenze di un'immigrazione incontrollata, denunciando decisioni politiche locali che sembrano favorire un business ben lontano dal vero spirito umanitario. Tagli alla sanità siciliana, bandi con finanziamenti per un'integrazione che a quanto pare si rivela fallimentare, delinquenza e povertà. Maria Borgia, responsabile provinciale del movimento Forza Nuova, dichiara per L'Unico. Caso Sea Watch, ci troviamo all’interno di una pagina della storia italiana in cui è più che mai evidente il punto di non ritorno: se l’Europa non aiuta, la situazione potrà solo degenerare, e a farne le spese sono il Paese e le persone a bordo della nave.
Per dare un quadro quanto più realistico possibile è utile raccontare quanto si vede in Sicilia, che costituisce il primo approccio con l’Italia per i migranti, e dove ci sono divisioni interne tra chi combatte il fenomeno e chi invece ne fa una bandiera per promuovere il concetto di accoglienza. “Uno dei capisaldi del mio impegno civico riguarda l’immigrazione, che in Sicilia è diventato un gravissimo problema per via delle situazioni che si sono venute a creare, e per via della pressione economica e sociale che ha rappresentato – racconta Maria Borgia, impegnata nel sociale e in Politica nel movimento di Forza Nuova –, e i risultati sono stati dirompenti soprattutto in comuni come Pozzallo, dove le attività turistiche hanno visto un calo notevole. La creazione di un centro di accoglienza, che ha visto sbarcare migliaia di immigrati, ha peggiorato la situazione perché queste persone non sono sempre animate da buone intenzioni, e non avendo un vero e proprio percorso di vita da seguire, vivono alla giornata come se non avessero nulla da perdere”. Il periodo di accoglienza all’interno delle strutture è limitato, dopodiché gli immigrati salgono sui pullman e si dirigono verso il Nord Italia, sperando in una fortuna che non troveranno, ma loro non lo sanno perché probabilmente nessuno li ha informati o li ha informati male. Resta il fatto che il loro obiettivo non è l’Italia a tutti i costi, ma se nessun altro Paese li vuole, la situazione di conflitto che stiamo attraversando ne è la conseguenza naturale. “La Sea watch si trova non troppo lontana da dove abito io – continua la Borgia –: è infatti attualmente nei pressi di un porto vicino Siracusa, e molte persone, anche nella nostra zona, si sono schierate a favore dello sbarco di questi clandestini, e uso questo termine volutamente perché ancora dobbiamo capire cosa vogliono venire a fare qui in Italia, che percorso è previsto per loro, ma soprattutto cosa possiamo fare noi di concreto per aiutarli davvero, dal momento che abbiamo già oltre cinque milioni di poveri, e una soglia della disoccupazione ai massimi storici”. Proprio in questi giorni è stato pubblicato un bando dalla Prefettura di Ragusa dove si parla di un investimento di 20 milioni di euro per l’integrazione, formazione e attività lavorative di immigrati, più altri 10 milioni da spendere per cure sanitarie e supporto psicologico. “Aldilà del fatto che qui abbiamo famiglie che non hanno niente – specifica Maria Borgia –, ma non mi sembra normale una spesa del genere dopo che sono stati tagliati i costi della sanità con la chiusura dell’ospedale di Scicli, con la conseguenza disastrosa che tutta l’utenza è confluita a Modica, creando casi di sovraffollamento ai danni della buona riuscita del servizio, tutto questo per investire sull’immigrazione. Oltretutto, io sono qui e lo vedo con i miei occhi: sono stati organizzati tanti corsi di formazione solo per gli stranieri, ma nessuno ne è uscito formato, e tutti hanno dimostrato disinteresse e scarsa voglia di integrazione vera e propria. Uno su mille vorrà lavorare, ma tutti gli altri anelano all’assistenzialismo fine a se stesso”. La situazione in Sicilia sta degenerando, tra arresti per svariati crimini, e situazioni di sfruttamento più volte denunciate e comparse sulla stampa locale. “Io vengo dal sociale – conclude la Borgia – nessuno vuole vedere morire gente in mare, ma di questo passo finiremo tutti al collasso, anzi ci siamo già. Non abbiamo la verità in tasca, ma una soluzione il Governo la deve necessariamente trovare”.