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Le foibe, una ferita che non sana. Il 10 febbraio il giorno del ricordo

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Istituita per la prima volta tredici anni fa, nel 2005, in applicazione della «legge Menia» (dal nome del deputato triestino Roberto Menia, che l’aveva proposta) e approvata l’anno precedente dal   Parlamento, il «Giorno del Ricordo», interpella la coscienza di tutti in memoria dei quasi ventimila nostri fratelli italiani torturati, assassinati e gettati nelle foibe (le fenditure carsiche usate come discariche) nel periodo che va dal ’43 al ’47 ad opera e per mano dalle milizie della Jugoslavia di Tito, alla fine della seconda guerra mondiale.

La memoria delle vittime delle foibe e degli italiani costretti all'esodo dalle ex province italiane della Venezia Giulia, dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia è un tema che ancora divide e che fu “taciuto” per oltre 60 anni. Eppure quelle migliaia di persone meritano ed esigono di essere ricordate.  

“Conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra”. 

Alle vittime di quella persecuzione, ai profughi, ai loro discendenti, rivolgiamo un pensiero commosso.

 La loro angoscia e le loro sofferenze non dovranno essere mai dimenticate. (N.d.R.)

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