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Giovanni Robustelli: il cercatore dell' "infinito". La sua arte espressione di piu' linguaggi culturali

"Ringrazio la mia mancanza di equilibrio se sono arrivato fin qui"

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Ci accoglie nel suo studio di via dei Mille, in pieno centro storico, il Maestro Giovanni Robustelli, regalandoci un po’del suo prezioso tempo e lo fa con il garbo e la gentilezza che lo contraddistinguono. Una stretta cordiale di mano ci permette di entrare subito in sintonia e ci “parla” di accoglienza. Ci colpiscono gli occhi e lo  sguardo profondo e riflessivo, di chi ha tanto da raccontare perché ha percorso molta strada. Robustelli la sua l’ha trovata ma come tutti i “cercatori, tutti i viandanti, non si stanca di riprendere il cammino, sempre, ogni volta che può, di osare come tutti i grandi artisti e “gettare” lo sguardo oltre l’ infinito.

La sua voce calma e cadenzata rassicura e mette a proprio agio, svelando un carattere mite ma allo stesso tempo deciso: le sue risposte chiare e circostanziate, senza fronzoli o preamboli, ci fanno percepire che ha le idee chiare, che sa ciò che vuole e come realizzarlo.

Il Maestro ha risposto alle nostre domande, svelandosi per i nostri lettori.

Giovanni, parlaci di te, raccontaci della tua vocazione artistica: come nasce, come è cresciuta e maturata nel tempo?

La mia vocazione artistica nasce da piccolo, da quando – cioè - mi sono reso conto che riuscivo a capire, a leggere il mondo che mi circondava e a scoprire le cose  disegnandole più che descrivendole a parole; il disegno era per me un metodo di analisi, di scoperta e presa di coscienza di ciò che mi stavo intorno, al di fuori di me. Analisi che mi è servita a dare un “peso “ alla mia persona ovvero cercavo di capire e il disegno mi ha aiutato a tirare fuori la mia personalità. Ho frequentato l’Istituto d’arte di Comiso, su sollecitazione del mio insegnante d’arte e disegno delle Medie e ho successivamente seguito il corso universitario in Lettere e filosofia con indirizzo storico artistico, che mi ha dato la possibilità di spaziare nelle mie conoscenze e di tornare sul linguaggio artistico come metodo creativo non solo pittorico.

Ogni arte parla dell’autore, tu a chi ti sei ispirato o ti ispiri: ad una scuola artistica particolare, di pensiero, filosofica oppure ?

In realtà non seguo una scuola vera e propria, da piccolo guardavo ai classici antichi e rinascimentali come modelli ma ho trovato i miei punti di riferimento al di fuori del campo artistico, in altri settori, quello culturale, cinematografico, letterario come ad esempio in Carmelo Bene per il teatro, Gesualdo Bufalino in campo letterario, Stockhausen in ambito musicale. Guardo molto alle altre discipline che per me diventano punti di riferimento, che mi aiutano a capire vivere ed interpretare il linguaggio artistico. Riconoscere i linguaggi strutturali e pittorici in altre espressioni culturali è più coinvolgente ed interessante e soprattutto è uno stimolo per trasformare una forma d’arte in un’altra ancora. Riferirmi alla sola espressione pittorica sarebbe come ricercare “ l’acqua nell’ acqua” !

Raccontaci dell’esperienza vissuta con Giovanni Caccamo, note e musica, pittura ed arte in un'unica armonia. Cosa unisce queste due disciplini artistiche.

La pittura e la musica sono discipline intrinsecamente unite: equilibri, ritmi, frequenze, elementi che si ritrovano nella musica quanto nella pittura: equilibri di massa, frequenza dei colori, le armonie delle linee. La musica è immediatamente “scrivibile” attraverso la figurazione e la pittura e non solo corporea con la danza. Su quel palco è avvenuta la sublimazione della musica attraverso il colore e le forme. Quella con Giovanni Caccamo è stata una esperienza molto densa che mi ha coinvolto personalmente sia da un punto di vista professionale, ma anche artistico e spirituale. La forza e l’intensità della nostra amicizia, si esprime anche attraverso il linguaggio artistico che si fa “dialogo” in una sfera intima e personale,ma soprattutto reale e che rende denso ed entusiasmante il progetto. Gli sono molto grato.

Arte come espressione spirituale: cosa è per Giovanni Robustelli, espressione di Dio o di una entità astratta superiore, di una idea, di una filosofia naturalistica,  semplice movimento dettato dalle emozioni ?

L’ arte è per me mezzo di analisi della coscienza: dalla mia esperienza personale oltre che accademica, gli artisti si sono sempre avvicinati alle regole universali, a ciò che governa l’universo. In generale, l’uomo nel tentativo di capire, di accostarsi  a qualcosa di più grande che non conosce, intraprende un percorso catartico che non è autoreferenziale. L’arte e l’artista tendono ad abbandonarsi, a “perdere l’io” per assumere più coscienza del se, ovvero di far parte di un “uno” che è dentro e non fuori se stessi. Questa è per me l’arte. Un po’ tutti allora facciamo arte perché ci interroghiamo, ci poniamo domande che ci spingono fuori noi stessi ad essere analitici e curiosi, a cercare “altro”.

Si dice spesso che a Vittoria manchi tutto e non ci sia cultura: cosa pensi possa servire perché la città diventi “luogo di cultura permanente”, città d’arte e di pensiero?  

In realtà a Vittoria, sembrerà strano, ma non manca nulla dal punto di vista artistico e culturale. E’ da sempre una città proiettata in avanti, al passo con i tempi, vivace. L’ unico problema è che siamo troppo a Sud e questo non ci consente di aver un confronto con altre realtà italiane. Nonostante sia una della tante cittadine italiane di periferia, ha generato, negli anni, personalità e talenti di spicco nazionale ed internazionale e oserei dire che - in percentuale ovviamente - ha più personalità di una grande metropoli quale Milano; basti pensare ad uno degli architetti più importanti d’ Europa, Giuseppina Grasso Cannizzo, l’ambasciatore del jazz nel mondo,Francesco Cafiso ma ancora Arturo di Modica, Luca Marin, Giuseppina Torre, Cassandra Raffaele, Ciccio Sultano e molti altri senza far torto a nessuno. A Vittoria si esprime bene anche in altri campi quale quello economico, imprenditoriale,  ci sono tanti collezionisti d’arte contemporanea ed internazionale. Il problema, semmai, è che manca un progetto culturale a lunga scadenza e che purtroppo contribuisce ad una “bruttezza culturale latente”.

Vuoi parlarci dei tuoi prossimi impegni, cosa bolle in pentola?

Ho vari progetti a lunga e media scadenza, intanto una mia mostra culturale sui segni zodiacali che si terrà a Ragusa a partire da giorno 8 Aprile ed ancora uno spettacolo teatrale con Marco Steiner, scrittore della Sellerio, Francesco Cafiso, il fotografo svizzero di fama internazionale Marco D’Anna, Vincenzo Cascone produttore della casa di produzione Extempora; ognuno racconterà in scena – attraverso la propria espressione artistica – la storia della Irene di Boston, la incredibile storia di una famosa imbarcazione costruita circa 100 anni fa e che dopo aver solcato i mari, si è ritrovata arenata a Pozzallo dove è andata distrutta. Il creatore dello spettacolo “Irene of Boston” Marco Steiner, ha voluto riproporre questa storia, non solo attraverso linguaggio scritto  ma utilizzando diversi linguaggi artistici: musica, cultura, fotografia, pittura. Lo spettacolo andrà in anteprima a Comiso il 15 Aprile e la prima invece in Belgio, a Tournai, i primissimi di Settembre nel contesto del Festival di musica e filosofia.

Ancora, sarò impegnato in una mostra su “Alice nel paese delle meraviglie” dove verrà presentata una intera edizione del libro con i miei disegni ed ancora sarà presentata una seconda edizione di un libro contenente tutti i miei lavori, sempre sul tema di Alice, realizzati dal 2009 in poi.

Chi vorresti ringraziare per essere giunto fin qui, c’è qualcuno in particolare a cui vorresti dire “grazie”:

Paradossalmente, voglio ringraziare la “mia mancanza di equilibrio” ovvero, quando si cerca qualcosa o si sente la mancanza di qualcosa, si ha la necessità di mettersi in cammino per scoprirla e ricercala e proprio grazie allo studio, all’arte che ho trovato me stesso ed il mio equilibrio.

(foto: Angelo Giglio)

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