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Saremo in zona rossa? Pronto il nuovo Dpcm ma il nodo Sicilia è ancora da sciogliere

Redazione
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E’ pronto a dichiarare autonomamente la “zona rossa” il governatore Musumeci, qualora dalla cabina di regia di Roma, dal Ministero, non tengano in considerazione la richiesta, avanzata dal governo regionale, al fine di arginare i contagi in costante aumento nell’ Isola in questi giorni.

"Ove la nostra richiesta non dovesse essere accolta – dichiara Musumeci - prudenzialmente domani stesso procederò con mia ordinanza ad applicare le limitazioni previste per le “zone rosse” in tutte le aree regionali a maggiore incidenza di contagio, come peraltro richiesto da numerosi sindaci. Dobbiamo evitare che rimandare misure inevitabili ci costringa a restare chiusi quando il resto d’Italia riaprirà”.

Il nuovo Dpcm dovrebbe entrare in vigore domani 16 gennaio fino al 5 marzo e non dovrebbe apportare significative variazioni rispetto alle restrizioni messe in campo già dai precedenti decreti. Un nuovo intervento a fasce e zone si rende necessario al fine di scongiurare una terza ondata di contagi – come avvenuto in Francia, Gran Bretagna e Germania e la possibilità di un nuovo lockdown nazionale.

“La situazione non può essere sottovalutata – ha dichiarato il ministro Speranza -  lavoriamo insieme tempestivamente ad anticipare le restrizioni per evitare una nuova, forte ondata” del virus. Ciò che pare certo è l’istituzione da domenica della zona arancione in quasi tutta Italia, mentre rimangono in dubbio le candidate alla zona rossa: Calabria, Lombardia ed appunto la Sicilia!

Le modifiche al Dpcm sono state illustrate dall’esecutivo nella riunione con le Regioni, i Comuni e le province: permane il coprifuoco dalle 22 alle 5 e parte l’inasprimento delle soglie per accedere alle zone con restrizioni, introdotte con il decreto approvato mercoledì: con Rt 1 o con un livello di rischio ‘alto’ o, ancora, con un’incidenza di 50 casi ogni 100mila abitanti e un rischio moderato, si va in arancione, con Rt a 1,25 in rosso.

In sostanza tutti gli indicatori sono peggiorati nella settimana che si sta per concludere in tutte le regioni con alcune differenze valutate in base all’ultimo monitoraggio, solo 6 regioni rimarrebbero gialle: Abruzzo, Basilicata, Campania, Sardegna, Toscana e Valle d’Aosta. Tutte le altre rischiano l’arancione, con la Lombardia e la Sicilia molto probabilmente in zona rossa.

Scuola:
A partire da lunedì le scuole superiori di secondo grado “adottano forme flessibili nell’organizzazione dell’attività didattica in modo che almeno al 50% e fino ad un massimo del 75% della popolazione studentesca sia garantita l’attività didattica in presenza”. Per le scuole dell’infanzia, per le elementari e le medie, prosegue il testo, la didattica continua a svolgersi “integralmente in presenza”. Al momento restano le ordinanze regionali, come quella che in Sicilia tiene chiuse le scuole superiori fino alla fine del mese.

Alcune modifiche:

Qualche modifica rispetto alle bozze il governo però l’ha fatta. Il divieto di spostamento tra le regioni, comprese quelle gialle, sarà in vigore fino al 15 febbraio e non più al 5 marzo. Fino a quella data sarà invece valida la regola che consente una sola volta al giorno ad un massimo di due persone (oltre ai minori di 14 anni conviventi) di andare a trovare parenti o amici nella regione, se questa è in zona gialla, o nel comune se è in zona arancione o rossa. E sempre fino al 5 marzo sarà possibile spostarsi nelle regioni arancioni dai comuni con una popolazione non superiore ai 5mila abitanti, per una distanza non superiore ai 30 km e mai verso i capoluoghi di provincia.

Asporto
Il governo ha poi confermato il divieto della vendita da asporto per i bar dalle 18. Provvedimento fortemente criticato dalle Regioni: “Non porta vantaggi significativi sul piano della prevenzione e al contrario rischia di rappresentare un ulteriore fattore negativo di tensione sociale ed economica sui territori” ha detto il presidente della Conferenza Stato Regioni Stefano Bonaccini a nome di tutti i governatori. Durante la riunione era stato il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia a rispondere sottolineando che l’esecutivo avrebbe mantenuto la norma per evitare casi di movida, ma palazzo Chigi e il Mise si sarebbero messi al lavoro per “limitare al massimo i divieti” alle sole bevande e alcolici. Nella bozza entrata in Cdm, però, di modifiche non c’è traccia. Sempre Boccia ha garantito, nonostante la crisi di governo, “massima priorità” per i ristori a tutte le attività costrette a fermarsi. Tra queste c’è lo sci: gli impianti non riapriranno almeno fino al 15 febbraio, nonostante alcuni presidenti chiedano che almeno nelle zone gialle sia consentita l’attività ai soli residenti.

Palestre e Piscine

Chiuse anche palestre e piscine – anche se si continua a lavorare per consentire la ripresa almeno agli sport individuali nelle zone gialle – così come cinema e teatri. Tornano invece le crociere ed è confermata l’apertura dei musei, ma solo nelle regioni gialle e solo nei giorni feriali. “E’ un servizio ai residenti – ha sottolineato il ministro Dario Franceschini – è un primo passo, un segnale di riapertura” per il futuro. Non l’unico. Con il decreto viene infatti introdotta la ‘zona bianca’, in cui le uniche restrizioni sono il distanziamento e l’uso della mascherina. Ma i parametri per entrarci – 3 settimane consecutive di incidenza di 50 casi ogni 100mila abitanti e un rischio basso – fanno sì che ci vorranno mesi prima che una regione possa trovarcisi.

Spostamenti.

E' consentito, una sola volta al giorno, spostarsi verso un'altra abitazione privata abitata, tra le 5 e le 22, a un massimo di due persone ulteriori a quelle già conviventi nell'abitazione di destinazione. Nel conto non entrano minori di 14 anni su cui i due in auto esercitino la potestà genitoriale e i disabili o non autosufficienti che con loro convivono. Tale unico spostamento quotidiano può avvenire all'interno della stessa regione, in area gialla, e all'interno dello stesso comune, in area arancione e in area rossa, fatte salve le deroga di 30 km per chi abita in comuni fino a 5.000 abitanti, purché non diretto a un capoluogo di provincia. Restano vietati sempre i movimenti durante il coprifuoco, dalle 22 alle 5, e fuori dalla regione; tranne che per motivi di lavoro, salute, urgenza e rientro nella prima casa comprovati da autodichiarazione.

Negozi. Tutti aperti in area gialla, ma con i grandi magazzini e i centri commerciali chiusi nel weekend. Lo stesso in area arancione, dove però a bar, pub, ristoranti, pasticcerie, gelaterie, tavole cale e fredde è consentito solo asporto e consegna a domicilio. In zona rossa chiude tutto, tutto il giorno, tranne attività ritenuti essenziali. Tra queste non rientrano solo alimentari, farmacie e tabacchi ma anche ferramenta, parrucchieri, negozi di giocattoli, cartolibrerie, boutique di intimo e di sport (da fare a casa). In pratica facciamo prima a dire chi chiude.

Area bianca. Vi si collocano le regioni con uno scenario di ''tipo 1'', cioè un livello di rischio ''basso'' e una incidenza dei contagi, per tre settimane consecutive, inferiore a 50 casi ogni 100.000 abitanti. Non si applicano le restrizioni degli altri tre colori ma le attività si svolgono secondo specifici protocolli e possono comunque essere adottate, con Dpcm, specifiche limitazioni in relazione ad attività ed eventi a rischio dal punto di vista epidemiologico.

 

 

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