Partecipa a Vittoria Daily

Sei già registrato? Accedi

Password dimenticata? Recuperala

Aperta ieri la quarta edizione del Vittoria Peace Film Fest

Francesco Cafiso ha suonato per gli studenti “When the Saints Go Marching In” e “La Banda”

Condividi su:

L’inizio della quarta edizione del Vittoria Peace Film Fest è nel segno degli ultimi e degli invisibili. La maratona del festival si è aperta col racconto degli sbarchi dei migranti fatto da Francesca Commissari. Un’emergenza che la provincia di Ragusa e, soprattutto Pozzallo, porta di approdo del Mediterraneo per i tanti, troppi invisibili che si imbarcano sulle coste libiche e che il paese marinaro vive in tutta la sua drammaticità ma anche la sua carica umana di accoglienza.

Un festival sulla pace è anche un festival di speranza, capace di proporre soluzioni, risposte e alternative alla negazione dei diritti umani. A fornire al festival uno sguardo impegnato e costruttivo è il film "Missione" di Pasquale Scimeca. Dopo "Biagio", film in cui racconta la francescana storia di Biagio Conte, il regista palermitano sceglie il linguaggio documentaristico per testimoniare come si possano seminare la speranza e il cambiamento. Ne viene fuori il ritratto di don Vito Vitrano, fondatore della Missione della speranza e della carità, preziosa realtà sociale a Palermo.

"Un esempio - ha detto Pasquale Scimeca, presente al festival - da imitare per chi ha a cuore gli ultimi". E se Luca e Giuseppe Gambina, direttori artistici del festival, affidano a Scimeca la sezione "Chi salva una vita, salva il mondo intero", a Egidio Eronico, regista del documentario "Nessuno mi troverà", dedicato al caso Majorana, assegnano la sezione "Etica e Scienza".

"Abbiamo voluto - spiega Luca Gambina - anche un focus sull'ambiente con la volontà di creare una sorta di osservatorio sul futuro del nostro pianeta".

Già nella scelta del titolo "Nessuno mi troverà", proiettato ieri sera nella giornata inaugurale del Vittoria Peace Film Fest, il regista Egidio Eronico smonta il pregiudizio costruito intorno alla scomparsa nel  fisico catanese Ettore Majorana. Attraverso una felice ricostruzione della vita dello scienziato, utilizzando anche carte, lettere e documenti inediti,  il regista, presente in sala prima della proiezione, annota  come su Maiorana non esista nessun "caso". "Dietro la scomparsa del fisico – ha dichiarato Eronico – vi sono vicende umane e familiari che lo annientarono, spingendolo a progettare la fuga. È difficile accettare la fuga degli altri che mettono a nudo la nostra codardia per riuscire a fare ciò che, almeno una volta nella vita, abbiamo pensato".

Il documentario di Eronico conduce così lo spettatore lungo i sentieri di un’eccezionale vicenda umana.  Racconta la figura di Enrico Fermi, detto il Papa. Il quale, pur ammirando la statura e l'intelligenza non comune di Majorana, mal ne soffriva la competizione, sino al punto di accettare un compromesso: salvare Giovanni Gentile junior, figlio dell'allora ministro fascista, per “sacrificare” il giovane Majorana, spingendolo ad accettare una cattedra a Napoli. Verità scomode che Egidio Eronico ha il coraggio di  raccontare svelandoci il “dietro le quinte” della scomparsa del fisico. Un'affermazione della propria libertà, senza ricorrere al salvifico ottocentesco suicidio, che veniva  considerato non un atto di viltà, ma l'ultimo estremo gesto di un Titano che combatte contro le ingiustizie della vita.

 

Stamattina il festival ha dedicato uno speciale a Francesco Cafiso, omaggiandolo  con la proiezione del documentario di Monica Ghezzi “Francesco Cafiso Story. Una voce per il sax”. Cafiso, nella Sala 1 della Multisala Golden, ha incontrato gli studenti dell’Istituto ‘Carducci’ di Comiso tenendo un inaspettato breve concerto. Il musicista vittoriese, con il suo sax, ha deliziato il pubblico suonando una personale rilettura di “When the Saints Go Marching In”. Cafiso, prima di presentare il documentario ha suonato anche le note tratte dal suo celebre pezzo “La Banda”. All’incontro, coordinato dal direttore artistico Giuseppe Gambina, ha partecipato anche Luciano D’Amico, presidente di Sicily Jazz Music, l’associazione che organizza il Vittoria Jazz Festival.

“Il jazz – ha affermato Cafiso – è un linguaggio interculturale di libertà. E rappresenta anche uno straordinario messaggio di pace”. Il musicista ha parlato anche di sogni e di talento. “La musica – ha detto – è un sogno che coltivo ad occhi aperti. È indispensabile come l’aria che respiro. Io credo che per realizzare i propri sogni, oltre al talento, sia necessaria una forte determinazione. E la determinazione comporta innumerevoli sacrifici”.

La seconda giornata del Vittoria Peace Film Fest sarà chiusa dalla presentazione del film "La felicità umana" di Maurizio Zaccaro.

 

 

Condividi su:

Seguici su Facebook