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"Farò entrare in voi il mio Spirito e rivivrete ": lo Spirito rinnova e dà vita

Omelia della domenica della Solennità di Pentecoste

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Con la solennità di pentecoste si chiuide il tempo di Pasqua. %0 giorni sono passati dal quell' istante che ha cambiato la vita del' uomo e dell'umanità intera:

Gli Apostoli e i discepoli erano stati invitati a non lasciare Gerusalemme in attesa del "dono dei doni", lo Spirito Santo che avrebbe dato loro forza e potere, aperto i cuori e sciolto le lingue.

Ecco, il giorno tanto atteso e dal buio del cenacolo, delle loro paure, escono fuori, evangelizzano, proclamano, affrontano la vita e sopratutto le loro paure. E' la Pentecoste !

“Nome habent vitae, sed mortui sunt” – si definiscono viventi, invece sono morti!

La locuzione latina è estensiva in quanto si può applicare a molteplici realtà e a molte categorie di uomini. Ci sono situazioni in cui la morte non è annunciata ma in effetti è già presente; ci sono categorie di uomini e donne che si definiscono viventi perché mangiano, dormono, si muovono, ma in effetti sono già morti. Sono coloro che non pensano, non amano, non rischiano, non decidono,non guardano se non a distanza del naso. Costoro sono morti viventi !

Il profeta Ezechiele si trova di fronte a questi cadaveri contenuti nelle tombe aperte e ispirato da Dio, li invita ad uscire fuori, a rimettersi in piedi, a riprendere vita perché un nuovo soffio sta per entrare dentro di loro. La festa di Pentecoste, ci apre a questa nuova prospettiva: riacquistare la gioia della vita, riprendere il cammino della speranza, proiettarsi verso il futuro con l’ agilità dello Spirito e la luminosità della grazia. Lo sguardo sul mondo spesso provoca tristezza e spinge all’ inerzia.

I mali che travagliano l’umanità affievoliscono lo spirito, provocano paura, mortificano la vita dell’anima. Bisogna uscire dai sepolcri, dalle situazioni di stallo, dalla vita mortificata. Bisogna ricominciare a vivere. “Farò entrare il mio Spirito e rivivrete”. Le pietre tombali devono essere divelte, le fasce che imbalsamano essere tagliate, i sudari sollevati. I piedi riprendono la consistenza della terra, una lunga strada aspetta di essere percorsa. La pentecoste ha rimesso in libertà i discepoli rintanati nella sicurezza umana del Cenacolo. Ha sciolto i nodi che atrofizzavano le loro voci, ha aperto le porte della vita e ha ridisegnato la storia.

Una nuova pentecoste si richiede in questo periodo storico fatto di divisioni, prepotenze, atti di sfida, movimenti epocali di popoli. Una nuova Pentecoste che indichi la strada per costruire un mondo che nelle diversità sappia cogliere la ricchezza di esperienze diverse, di lingue diverse, di tradizioni religiose diverse, per costruire un’umanità globalizzata nel rispetto reciproco e nella salvaguardia dei diritti di ognuno. Per far questo occorre superare l individualismo, l’ indifferenza, il cinismo, i mali che ammorbano la coscienza e il modo di operare di tante persone.

Nessuno può pensare di costruire armonia e pace dando spazio all’ io. Nessuno può cambiare le sorti del mondo voltandosi dall’ altra parte. Come nessuno può unire le diversità se al posto dei sentimenti mette la durezza del cuore. Una nuova pentecoste perché ognuno di noi si scopra profeta di luce, di speranza e di carità fraterna.

P. Beniamino

 

 

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