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Pachino: L'attentato al giornalista Borrometi, una bufala.

Lettera del difensore del boss Salvatore Giuliano, avvocato Luigi Caruso Verso

Redazione
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Pachino.

Nella vicenda degli arresti legata all'attentato dell'autovettura dell'avvocato Adriana Quattropani, ci sono tre vittime, due vere ed una totalmente inventata. La prima, vera, che è stata completamente dimenticata dal circuito mediatico, è proprio la Collega destinataria dell'inqualificabile atto intimidatorio, alla quale va tutta la mia incondizionata solidarietà. La seconda, vera, è il mio assistito, Salvatore Giuliano, accusato urbi et orbi, di preparare una "eclatante azione omicidiaria", che esiste, solo nella fervida fantasia degli inquirenti. La terza, falsa, è il cosiddetto "giornalista d'inchiesta", Paolo Borrometi, che, quale vittima di un falso attentato, è diventato, ovviamente, un... falso eroe. Nell'ordinanza di custodia cautelare (che riguarda altri e non Giuliano...) a pagina 8, rigo 33, si legge: "Così al progr. 197 del 8.1.2018: A Vizzini Giuseppe che ingiuriava il giornalista d'inchiesta Borrometi del giornale online La spia, il Giuliano consigliava di farlo ammazzare (Vizzini G.: "Stu lurdu"; Giuliano S.: "Lo so, ma questo, ma che cazzo di P.I. è, ma perchè non si ammazza, ma fallo ammazzare, ma che cazzo ti interessa"). Chiunque sia siciliano e legga la frase pronunciata da Giuliano (se non è in malafede, in preda ai fumi dell'alcool o molto distratto...) ne capisce perfettamente il significato (nel nostro dialetto è un modo tipico per dire: lascialo perdere, non ti curare di lui, illuminato, peraltro, in modo inequivocabile dal "ma che cazzo ti interessa", finale. Cioè, la realtà è chiara ed insuscettibile di diverse interpretazioni (specie per chi ha sentito anche il tono delle parole), è che Giuliano dice a Vizzini di lasciar perdere e di non prestare attenzione alle continue provocazioni del Borrometi, mentre per gli inquirenti (che sono tutti della Val Padana?) il Giuliano "consigliava" (sic!) di farlo ammazzare". Nella stessa pagina, al rigo 45, si legge: "... Ancora, al progr. 345 del 20/2/2018 Vizzini Giuseppe commentava con i figli le parole di Salvatore Giuliano il quale, forte dei suoi legami con il clan Cappello di Catania, per eliminare lo scomodo giornalista stava per organizzare un'eclatante azione omicidiaria. (Vizzini G.: "...se sballa..., se sballa... che deve succedere, picciotti. Cosa deve succedere! Succederà l'inferno! Ma non per i... P.I.! Mentre già lo so! ...P.I. ... casa affittata a Pozzallo e... P.I. ... quindici giorni, via, mattanza per tutti e se ne vanno: scendono una decina... una cinquina, cinque, sei catanesi, macchine rubate, una casa in campagna, uno qua, uno qua... la sera appena si fanno trovare, escono... dobbiamo colpire a quello! Bum, a terra! Devi colpire a questo, bum a terra! E qua c'è u iocufocu! Come era negli anni '90, in cui non si poteva camminare nemmeno a piedi; Vizzini Simone: così si dovrebbe fare! Vizzini Giuseppe: mi disse: lo sai che ti dico Peppe! Ogni tanto un murticeddu, vedi che serve! Per dare una calmata a tutti! un murticeddu, c'è bisogno..., così si darebbero una calmata tutti gli sbarbatelli, tutti mafiosi, malati di mafia! Un murticeddu...". Anche qui c'è un clamoroso travisamento della realtà. Parlare di "eclatante azione omicidiaria" per "eliminare lo scomodo giornalista", appare non una forzatura, ma una vera e propria invenzione!! Dal tenore della discussione (Sempre se non si sia in malafede, in preda ai fumi dell'alcool, o molto distratti) si capisce chiaramente che lo "scomodo giornalista d'inchiesta" non c'entra un bel niente con i discorsi registrati (ai quali, peraltro, si badi, Giuliano non partecipa). Primo, perchè si parla di Pachino. Ed il giornalista d'inchiesta vive altrove... Secondo, perchè si fa riferimento agli anni 90. Ed, a Pachino, in quegli anni, crediamo, non sia mai stato ucciso alcun giornalista d'inchiesta... Terzo, perchè si parla chiaramente di dare una calmata a "tutti gli sbarbatelli, tutti mafiosi, malati di mafia", salvo che il giornalista d'inchiesta, pur di continuare a fare il falso eroe, in quanto vittima del falso attentato, non sia disposto anche a vestire falsi panni!, ci pare proprio che non ci sia il benchè minimo riferimento alla sua persona...! Peraltro, solo ad abundandiam, comunichiamo che, per perseguire e far punire il giornalista d'inchiesta, il signor Gabriele Giuliano, figlio di Salvatore, aveva già presentato querela presso gli uffici della Procura della Repubblica di Ragusa (concedendo al diffamatore la più ampia facoltà di prova), dimostrando con ciò, in modo chiaro, di voler ricorrere alla magistratura, per ottenere giustizia dei torti subiti.

Avvocato Luigi Caruso Verso Pachino, 14 Aprile 2018

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