Un fine settimana intenso, pieno di adrenalina e sorrisi, ha animato il “Trofeo Sicilia” di Showdown ad Agrigento. Alla manifestazione, organizzata dalla FISPIC con la società Esseneto e il patrocinio del Comune di Agrigento, hanno partecipato 47 atleti tra uomini e donne, a dimostrazione di quanto il movimento siciliano stia crescendo.
Sul podio maschile si è distinto Pietro Finistrella, campione italiano in carica, originario di Riposto e vittoriese d’adozione, seguito da Marco Ferrara e da Giovanni Trovato, presidente della Settecolli Scicli, arrivato terzo. Nel torneo femminile, successo per Lorenza Sebastiana Scuto, con la vittoriese Irene Barone al secondo posto e Antonella Rigano al terzo.
Pietro Finistrella:
"È stato un torneo davvero bello. Alcuni incontri sono stati più semplici, altri più intensi, ma ho cercato sempre di restare concentrato e dare il massimo. Vedere un così alto numero di partecipanti, circa 45, è segno che il nostro sport in Sicilia sta crescendo. E condividere il podio con un compagno di squadra è una gioia doppia. Adesso- conlcude il campione italiano in carica- voglio continuare a migliorare e portare il nome della Sicilia anche fuori regione."
Irene Barone:
"Di solito sono io a fare il tifo dalle tribune, ma questa volta ero io una delle finaliste. L’emozione di scendere in campo, sentire il pubblico applaudirci tutte insieme… è stata indescrivibile. Salire sul podio non è solo una vittoria, ma un percorso fatto di piccoli gradini: ho imparato ad ascoltarmi, apprezzare ciò che faccio bene e accettare i miei limiti con gentilezza. Così sono arrivata al secondo posto consapevolmente."
Giovanni Trovato:
"Partivo senza grandi speranze, dopo la sconfitta nel girone, ma il sostegno della squadra e i consigli di Pietro e del team mi hanno spinto fino alla finale. Arrivare sul podio è stata un’emozione grandissima, una soddisfazione che non dimenticherò."
Il “Trofeo Sicilia” ha dunque confermato il talento e la passione degli atleti iblei di Showdown appartenenti alla Settecolli Scicli, che sono stati capaci di vivere lo sport non solo come competizione, ma come esperienza di crescita personale ed emozionale.